Una tensione unica percorre la liturgia natalizia nei quattro formulari delle messe che svelano il mistero del Natale in tutto il suo splendore: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. L’evento della nascita di Gesù, a Betlemme, contemplato nella messa della notte, con la successiva adorazione dei pastori nella messa dell’aurora, risulta incastonato dai brani della genealogia di Gesù, ricordati nella messa vespertina della vigilia, e dal prologo di Giovanni, proclamato nella messa del giorno di Natale. È come se la liturgia invitasse ad affinare gli sguardi per riuscire a incrociare nelle tenebre della notte lo sguardo amorevole di Dio che viene ad assumere la nostra umanità fragile per dimorare in essa.
La prima pagina del Vangelo di Matteo ascoltata nella messa vespertina della vigilia di Natale, raccoglie due grandi quadri. Da una parte, presenta Gesù, discendente di Abramo, pienamente inserito nella storia sacra del popolo d’Israele. Lui realizza le profezie, lui compie le promesse, lui è il Messia. Dall’altra parte, con il racconto dell’“annunciazione a Giuseppe”, riconosce l’ingresso del Cristo nella storia umana non da seme d’uomo ma per opera divina.
Il testo lucano, contemplato nella messa della Notte e dell’aurora di Natale, racconta la nascita di Gesù nella città di Davide e all’interno di una cornice di povertà. Compaiono gli angeli, il Bambino nella mangiatoia, echeggiano canti celesti, ma la povertà è totale, il rifiuto incombente, nessuno si appressa se non i pastori che hanno creduto all’annuncio celeste e ne hanno dato testimonianza invitando a vedere la gloria di Dio e percepire nel cuore le radici della letizia, offerta agli uomini amati da Dio, così da poter pronunciare la preghiera di Origene: “Possa il Signore Gesù toccare i nostri occhi per renderci capaci di guardare non ciò che si vede ma quello che non si vede. Possa aprirli, questi occhi, perché contemplino non il presente, ma l’avvenire e possa donarci gli occhi del cuore con cui possiamo vedere Dio”.
Con divina ed eterna rivelata sapienza il prologo di Giovanni, nella Messa del giorno di Natale, pone ogni uomo dinanzi al mistero vero di Cristo Gesù: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Dalla storia di un piccolo popolo, Israele, in un territorio angusto e conteso, la Palestina, all’improvviso l‘orizzonte dilata i confini e raggiunge l’intera umanità. Questo è l’annuncio inaudito del memoriale del Natale: Dio desidera incontrare l’umanità, perché quest’ultima possa tornare a Dio. Il Verbo incarnato, infatti, ha dato una nuova direzione alla storia umana: se nel mondo regnava la paura dell’incertezza, ora, penetrando e trasformando l’uomo in testimone della luce, desidera accogliere tutti nell’eternità.
Non accada che la parola di Giovanni comprenda anche noi: “Venne fra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”. Non lasciamoci ingannare dal pregiudizio, ostacolo all’amore gratuito, di non riuscire a riconoscere la presenza del Signore fra noi e in noi. Mettiamoci in cammino, come i pastori, per adorare l’unico Re, nato nella grotta di Betlemme e nei nostri cuori: prostriamoci dinnanzi a Colui che si è fatto Bambino per noi.
Buon Natale
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