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Nel quartiere Brancaccio di Palermo il finanziamento dell’asilo nido rischia di saltare : “non mancano i fondi ma le persone di buona volontà”

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Foto di Maurizio Artale

Con un recente e accorato appello, Maurizio Artale, presidente del “Centro di Accoglienza Padre Nostro” di Brancaccio, fondato da padre Puglisi a Palermo, ci informa dei recenti accadimenti tecnico – burocratici che hanno fortemente colpito la comunità di Brancaccio per quanto riguarda la mancata realizzazione dell’asilo nido. L’ appello di Artale è rivolto al neo – sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e al nuovo governo nazionale, perché il sogno di padre Puglisi non vada perduto con tutte le conseguenze negative che ne potrebbero derivare all’interno del quartiere stesso che, ormai da anni, sta faticosamente realizzando iniziative e servizi sulle orme del sacerdote barbaramente ucciso dalla mafia.

Abbiamo ripercorso insieme ad Artale il tortuoso iter burocratico, svoltosi fino a questo momento, per la realizzazione dell’asilo nido:

Può raccontarci in breve in che cosa consiste il suo appello e i vari passaggi dell’iter burocratico?

« Il mio disperato appello, fatto più volte, ha lo scopo di tentare di risolvere uno dei tanti errori della precedente Amministrazione Comunale in merito al mancato inserimento del progetto dell’asilo nido di Brancaccio nel piano triennale delle opere pubbliche 2020-2022. L’8 marzo 2019, nel terreno incolto e dissestato di proprietà del Comune di Palermo su cui sarebbe dovuto erigersi l’Asilo “I piccoli di 3P”, consegnai il progetto definitivo nella mani dell’allora sindaco, prof. Leoluca Orlando. Il progetto dell’asilo nido finanziato dal “Centro di Accoglienza Padre Nostro”, dalla “Fondazione Giovanni Paolo II” di Firenze, dal quotidiano “Avvenire” e dai tanti generosi donatori di tutta Italia (tuttora è attivo online il sito web ipiccolidi3p.org attraverso il quale potere donare) fu anche benedetto da Papa Francesco durante la sua visita a Palermo per il XXV Anniversario del martirio del Beato Giuseppe Puglisi, il 15 settembre 2018.

Agli inizi del 2019 , io e il Vice Sindaco, Emilio Arcuri, siamo stati ricevuti dal Ministro per il Sud Barbara Lezzi (Governo Conte 1) per concordare il finanziamento per la realizzazione dell’asilo. Il 27 aprile 2019, il Ministro Barbara Lezzi veniva a Brancaccio, proprio in quel terreno, per confermare l’impegno del Governo per il progetto. Con delibera del Cipe 10/2019 venivano assegnati 3 milioni di euro per l’edificazione dell’asilo nido. Insomma tutto sembrava ormai pronto: il terreno, il progetto i soldi … invece, il 18 marzo 2021, giunge al Centro Padre Nostro la nota n. 211362 a firma del R.U.P. del Comune di Palermo, in cui veniva notificato il mancato inserimento del progetto nel piano triennale delle opere pubbliche, senza motivi a oggi abbastanza chiari.  

Poi, un emendamento aveva piazzato il plesso nell’annualità 2023, ma le elezioni amministrative e il passaggio di consegne hanno nuovamente rallentato tutto l’iter. Il rischio è di perdere il finanziamento se non si troverà una soluzione entro il 31 dicembre 2022, perché manca la gara d’appalto. A causa di questi ritardi si è dovuto rielaborare il computo metrico estimativo dei materiali per adeguarlo ai due aumenti del preziario regionale. Cosa da non poco se si pensa che l’asilo nido (comprensivo di spazi esterni) dovrebbe svilupparsi su una superficie di 2.300 mq circa e una superficie coperta di circa 600 mq con area giochi esterna e tutte le forniture di arredi annesse al progetto stesso. Pensate che sono previsti pannelli solari e fotovoltaici. 

Inoltre, se questo progetto non venisse finanziato non solo si inciderebbe negativamente sui più piccoli, per i quali l’istruzione è il primo tassello per sottrarli dalla strada e dalle grinfie della mafia, ma tutti i donatori, incoraggiati dallo stanziamento di un finanziamento pubblico per un’opera così importante ,sarebbero sopraffatti di conseguenza da una totale sfiducia nei confronti dell’intero Paese e, soprattutto, del “Centro di Accoglienza Padre Nostro”, che perderebbe cosi di credibilità e del sostegno dei propri benefattori tra i quali anche anziani e coppie di sposi che, spesso, hanno destinato la somma stanziata per l’ acquisto delle bomboniere al nostro centro. Per salvare l’asilo, il nuovo esecutivo nazionale dovrebbe inserire fra i suoi primi atti la proroga del finanziamento, in questo modo il lavoro fatto da padre Puglisi sarebbe salvo e otterrebbe il suo giusto riconoscimento ».

Foto di Maurizio Artale

Cosa manca oggi per continuare a realizzare tutti gli obiettivi che padre Puglisi si era prefissato?

« Non mancano i fondi ma le persone di buona volontà, la stessa che ha permesso la realizzazione di altre opere pubbliche all’interno del nostro centro. Mi riferisco per esempio all’ex discarica abusiva in via Simoncini Scaglione che abbiamo ripulito, realizzando, con la collaborazione di tutti, un piccolo spazio giochi per bambini E’ stato un miracolo vedere le forze dell’ordine “gli sbirri” e gli abitanti del quartiere lavorare tutti insieme fianco a fianco ».

Cosa è realmente cambiato nel quartiere di Brancaccio dopo la morte di padre Puglisi?

« Da tanti anni ormai, come presidente, mi occupo di questo centro di accoglienza e conosco bene il quartiere. La mia è diventata una vera e propria missione che svolgo quotidianamente dopo il lavoro di collaboratore scolastico e, ogni giorno, mi rendo conto dei grandi progressi che sono stati fatti dalla morte di padre Puglisi, progressi che tra l’altro lui stesso aveva già previsto.  

Oggi il suo, il nostro centro, è diventato infatti un centro di offerta educativa, da piantina è diventata una quercia, pronta ad accogliere tutti i bisognosi, i più deboli e i più emarginati. Lavoriamo anche insieme agli ex detenuti ai quali offriamo la nostra massima fiducia, e anche la speranza di una scelta di vita migliore all’interno della nostra società. Grazie al sacrificio di padre Puglisi, oggi, in questo quartiere, esiste infatti la possibilità di un riscatto, di una alternativa alla mafia, prima quasi del tutto inesistente. Proprio per questo continuiamo a risultare scomodi e a subire atti vandalici all’interno e all’esterno dei locali del centro, imparando non a sopportare ma a perseverare dritti verso il bene ,così come il sacerdote ucciso ci ha insegnato attraverso il suo esempio.

Le chiacchiere non contano nulla, ad essere importante, specie per i più giovani, è l’esempio, sono i fatti concreti. Ricordiamoci che padre Puglisi applicava la parola di Nostro Signore, del Vangelo, nella vita e nel lavoro che svolgeva quotidianamente all’interno del quartiere, cosa che mi ha particolarmente spinto a continuare la sua missione. La nostra forza è stata quella di non abbandonare mai il nostro territorio come sede, anche se ci spostiamo per portare il nostro aiuto, la nostra missione verso altri quartieri della città di Palermo».

Ci congediamo ringraziando Maurizio Artale per l’intervista e per la tenacia della sua missione, con il cuore ancora pieno di speranza.

«Quando credi in un progetto che a guardarlo sulla carta sembra irrealizzabile, soprattutto se si considera tale progetto la realizzazione del sogno di un prete che ha dato la sua vita per la sua Comunità, non ti serve ripensare a tutti i sacrifici, a tutto il lavoro e le “battaglie” che hai dovuto fare per raggiungere gli obiettivi prefissati. In questi venticinque anni i volontari e gli operatori del Centro di Accoglienza Padre Nostro hanno fortemente voluto la concretizzazione del sogno del Beato Giuseppe Puglisi, affinché Brancaccio fosse dotata di quei servizi mancanti ma tanto indispensabili per una crescita dignitosa del territorio e della gente che lo abita.»

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