I domenica del Tempo di Quaresima – 14.2.2016
[1] Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto [2] dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. [3] Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. [4] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. [5] Il diavolo lo condusse in alto, e mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: [6] “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e la do a chi voglio. [7] Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo”. [8] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”. [9] Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; [10] sta infatti scritto: Ai suoi angeli darà ordine per te perché essi ti custodiscano; [11] e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. [12] Gesù gli rispose: “È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”. [13] Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato
«Figlio, se ti presenti per servire il Signore,
preparati alla tentazione.»
(Sir 2,1)
Dopo aver ricevuto il battesimo nel Giordano, Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto. Lui, il “Figlio unico”, come è stato proclamato nel battesimo, prima di dare inizio al suo ministero, pieno di Spirito santo e sotto la guida dello stesso Spirito, è condotto nel deserto dove è messo alla prova e tentato. Come qualsiasi altro uomo da Adamo in poi anche Gesù subisce la prova. È in gioco la sua qualità di “Figlio di Dio”. Le tentazioni di Gesù si giocano tutte sul “se tu sei il Figlio di Dio…”. Sì, Gesù è stato proclamato nel battesimo il Figlio nel quale Dio si compiace, ma in che modo Egli è Figlio? Qual è il suo modo di essere Figlio di Dio?
Fin dalle prime battute del tentatore, emerge che esistono due modi di essere figlio di Dio, che si traducono anche in due modi di leggere e interpretare la parola. C’è un modo di essere figlio che, partendo dal controllo della parola di Dio, vuole arrivare ad avere il potere su di sé, gli altri e l’Altro. Piuttosto che sottomettersi cerca di piegare la volontà di Dio alla propria. È quello che cerca di fare il tentatore usando le citazioni bibliche solo per giustificare la via del successo facile, del potere e del prestigio spettacolare. È un modo di interpretare che tradisce la parola stessa e si allontana dalla fedeltà a Dio.
Un altro modo di essere figlio è quello indicato da Gesù che nasce invece dalla piena fedeltà alla parola di Dio. Nella sua scelta di fedeltà al progetto di salvezza del Padre, egli rifiuta risolutamente la via del prestigio facile e del potere. La via di Gesù, che si conclude a Gerusalemme sulla croce, è quella della piena adesione alla parola di Dio nonostante le opposizioni e la perdita di prestigio e di potere. Il suo essere Figlio di Dio non si rivela attraverso il privilegio del miracolo facile, del successo garantito, ma nella zona scoperta delle contraddizioni, delle ambiguità e dei limiti umani. Il suo essere Figlio si rivela in particolare nella sua capacità di accogliere tutto come dono del Padre e di sapere a sua volta donare tutto, la sua stessa vita, mettendola nelle mani di altri.
Due modi di essere figlio in cui si giocano le relazioni fondamentali dell’uomo: la relazione con le cose, con le persone, con Dio. Le tre tentazioni a cui è sottoposto Gesù richiamano proprio questi tre ambiti fondamentali della vita di ogni uomo e presentano la possibilità di garantirne la soddisfazione mediante il possesso, le cose con l’avere, le persone con il potere, Dio con il volere, invece che mediante il dono. Ogni peccato in fondo ripete quello di Adamo: impadronirsi del dono staccandolo dalla sua sorgente.
La prima tentazione prende spunto dalla fame di Gesù e da un bisogno primario dell’uomo. Il pane è un bisogno fondamentale per l’uomo ed è fonte di vita. Come relazionarsi con questa necessità? Il tentatore suggerisce di servirsi dell’essere figlio per soddisfare una propria necessità fondamentale. Nella sua diabolicità vuol far credere all’uomo che l’unica alternativa possibile per rimanere in vita sia piegare Dio alla propria necessità. È la prima perversione del rapporto religioso. Piegare Dio alla propria vita o la propria vita a Dio? È una falsa alternativa che Gesù respinge prontamente. Nel suo ricorso alla scrittura, Gesù rimanda la vita dell’uomo alla sua Sorgente. Il pane senza colui dal quale proviene non basta. Come a un neonato non basta essere nutrito se viene a mancare la relazione fondamentale con l’altro, così ogni uomo anche se ha il pane per sopravvivere non avrà la Vita senza la relazione fondamentale con Dio che è il principio di tutto.
La seconda tentazione riguarda l’esercizio del potere e la relazione con le persone. Il tentatore offre a Gesù tutti i regni della terra in cambio della sottomissione al suo potere. È un modo distorto di intendere il potere. È un falso potere quello viene offerto: facendo credere a colui che l’accetta di avere potere in realtà lo rende schiavo. Il vero esercizio del potere lo insegnerà Gesù ai suoi attraverso il servizio verso tutti gli uomini. È la libertà di Colui che, avendo come orizzonte il Padre e a lui solo rendendo onore, sa che il Regno di Dio è un dono che si riceve gratuitamente e che il vero esercizio del potere è il dono di sé.
L’ultima tentazione è collocata a Gerusalemme. È in gioco la relazione con Dio e la sua immagine. Chi è Dio? Un burattino manipolabile secondo le proprie esigenze, a cui chiedere segni miracolosi solo per metterlo alla prova e strumentalizzarlo per i propri fini? Nelle intenzioni del tentatore, la relazione fra l’uomo e Dio viene capovolta e Dio è ridotto a una forza manipolabile. Non è un caso che l’ultima tentazione si svolga nella citta santa. È lì che, nell’estrema tentazione della croce, Gesù si rivelerà come l’autentico Figlio di Dio e rivelerà al mondo il vero volto di Dio. Non solo nel deserto ma soprattutto sulla croce, Gesù respinge la tentazione di pretendere un segno miracoloso da Dio e si affiderà totalmente alle sue mani. È sulla croce che ci sarà la vittoria finale sul tentatore.
Gesù ha condiviso in tutto la condizione umana, ha maturato la sua libertà attraverso le scelte della sua vita storica e in modo particolare nella prova suprema, dove esprime al massimo la sua libertà profonda e si rivelano i tratti autentici della sua figliolanza divina. Essere figli di Dio non è un privilegio, non dà garanzie contro i rischi e le prove, ma è una scelta e un impegno.
Giustina Tocco (Comunità Kairòs)
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