di Luigi Menna
Ho pensato questo mio intervento come una veloce narrazione della mia esperienza nel mondo della scuola che ho avuto modo di vivere in modi differenti: come studente, come docente, come studioso delle applicazioni digitali alla didattica e anche come papà di due bimbe piccole.
Parto da un presupposto: è in atto una rivoluzione. Credo di poter affermare che esiste davvero uno iato, un gap tra la mia esperienza di studente e l’esperienza che stanno vivendo i giovani oggi. Internet sta realmente cambiando il modo di vivere la quotidianità, ancor più negli ultimissimi anni con la diffusione di dispositivi come tablet e smartphone.
È bene essere chiari: non voglio parlare né di informatica né di tecnologie, perché il nodo centrale è che non occorre essere tecnici per usare questi dispositivi. Così come un cuoco non deve occuparsi di come arriva il gas che fa funzionare il proprio fornello quanto, piuttosto, degli ingredienti e di come dosarli. Le ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) sono strumenti in grado di modificare radicalmente il modo di reperire informazione e di comunicare. Come si suole dire, la svolta è paragonabile all’introduzione dell’energia elettrica nelle case!
Il passato
Quando ero studente – più di 20 anni fa, avevo 14 anni – i computer erano piuttosto rari nelle case, ma già diffusi negli uffici. Mio padre, lavorando in banca, ne usava uno che invidiavo moltissimo. Molti miei compagni possedevano un Commodore 64. I miei genitori, per quanto li pregassi, non me l’hanno mai acquistato. Temevano che avrei trascurato gli studi in favore dei videogiochi. Mi hanno comprato invece un PC, un IBM pesantissimo con schermo, ovviamente, in bianco e nero. Con quello, l’unica cosa che mi veniva in mente di fare era compilare lunghissimi listati di programmi in Basic e in C, che mi permettevano di risolvere i problemi di matematica che mi venivano assegnati a scuola o di rappresentare curve quando ancora la semplice calcolatrice era bandita dalle aule scolastiche.
Il Presente
Il 12 marzo è stato il 25° compleanno di internet. Tuttavia in Italia la sua diffusione si può far risalire a circa 14-15 anni fa. Lo sviluppo a livello mondiale è stato fenomenale: la rete è diventata quasi capillare e promette davvero di essere pervasiva.
Ho notato che la maggior parte dei convegni e seminari dedicati al mondo di Internet si occupa del tema dei rischi che questo ha introdotto. Mi sembra che oggi si parli moltissimo di paura; paura che Facebook carpisca la nostra identità o la utilizzi per fini loschi. Paura del malintenzionato che può nascondersi dietro un altro terminale. Paura di essere spiati, controllati o teleguidati. A ben guardare si tratta di un’unica atavica fobia, quella di ciò che non abbiamo mai sperimentato personalmente. Di ciò che non controlliamo, perché non abbiamo le competenze che hanno oggi i ragazzi a gestire i nuovi mezzi di comunicazione. Che i nostri figli facciano qualcosa all’interno di un mondo a noi distante, in cui non possiamo aiutarli. Noi adulti, probabilmente, abbiamo un po’ paura di questa rivoluzione. Perché sono i nostri figli che la stanno vivendo veramente, autonomamente.
Ma abbiamo paura anche che si possa vivere in reltà virtuali distanti dalla vita reale. Che i nostri ragazzi non siamo più in grado di valutare le relazioni di prossimità.
Il futuro
Per parlare del futuro sento il bisogno di un breve riferimento al 1500. A Sant’Ignazio. Che afferma la radicale positività
L’educazione dei gesuiti riconosce in Dio l’Autore di ogni realtà, di ogni verità e di ogni conoscenza. Dio è presente e all’opera in tutta la creazione: nella natura, nella storia e nelle persone. L’educazione ignaziana perciò afferma la radicale bontà del mondo “pieno della grandezza di Dio”, ed essa considera ogni elemento della creazione come degno di studio e di contemplazione, passibile di una indagine che non ha mai termine.
La cosa che mi ha sempre colpito, in questa citazione tratta da “Le caratteristiche della attività educativa della compagnia di Gesù”, è che ogni aspetto dell’umanità va studiato; non bisogna averne paura, piuttosto, con intelligenza, occorre indagarlo per renderlo al servizio di Dio. Il nostro papa Francesco, gesuita, afferma infatti che:
Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hannoraggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. (…) Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. (Evangelii Gaudium,87)
Torniamo adesso al mondo dell’educazione e alla scuola. In questo mondo digitale, ancora in parte caotico, famiglie, docenti, educatori e studenti devono impegnarsi per ricostruire un’etica che oggi è andata in pezzi. Le ICT possono rapprensentare uno stimolo positivo perché si prestano particolarmente bene come mezzi di: condivisione, controllo sociale e responsabilità.
Proporrò, senza alcuna pretesa di completezza, alcuni strumenti messi a disposizione di tutti in internet che, se ben usati, risulterebbero particolarmente utili allo scopo.
- Europeana. Un progetto della comunità europea finalizzato a rendere disponibili enormi quantità di risorse culturali: libri, film, dipinti, giornali, archivi sonori, mappe, manoscritti ed archivi.
- Google Books. Ha già digitalizzato milioni di libri.
- Edmodo. È un social network, proprio come facebook. Tuttavia è chiuso alla classe e, al suo interno, si possono condividere appunti, suggerimenti, la lezione del professore oppure proporre test e correggerli.
- Google Drive. una piattaforma office che rende possibile lavorare contemporaneamente sullo stesso documento on line. Il file che si elabora non è conservato sulla memoria del proprio computer bensì su un server remoto. In questo modo è facile che uno studente, per esempio, possa elabolare un testo e i compagni e i professori possano, visualizzarlo, correggerlo, farlo proprio, migliorarlo.
- Wikipedia. Osservatene il logo: un globo formato da un puzzle in costruzione e le scritte Wikipedia in ogni lingua. Una risorsa straordinaria. Diversamente da un’enciclopedia tradizionale, che si basa sul principio di autorità degli autori delle diverse voci, funziona proprio grazie al controllo sociale. È la più grande enciclopedia mai scritta. Studi recenti hanno dimostrato che il numero degli errori riscontrabili su questa enciclopedia sono paragonabili a quelli dell’enciclopedia Britannica.
- Khan academy. È un’organizzazione educativa senza scopo di lucro creata nel 2006 da Salman Khan, ingegnere statunitense originario del Bangladesh; ha lo scopo di offrire servizi e materiali e tutorial gratuiti per l’istruzione e l’apprendimento a distanza attraverso tecnologie di e-learning.
- Libre Office. È una suite Open Source (gratuita) di produttività personale che offre applicazioni per la produzione di documenti ed elaborazione dati. È sviluppato da una comunità all’interno della quale si crede nei principi del software Open Source e nella condivisione del lavoro in maniera non restrittiva. Chiunque può entrare a far parte della comunità collaborando secondo le proprie competenze.
- Ubuntu. È una distribuzione di Linux, la più diffusa. È un sistema operativo creato, ancora una volta, da una comunità di programmatori che ne permettono la distribuzione gratutita. Osservatene il logo: un cerchio formato da un abbraccio. Ubuntu è una parola sudafricana e significa “benevolenza verso il prossimo”.
L’elenco appena descritto è formato soltanto da strumenti. Uno dei compiti della scuola è insegnare come utilizzarli in modo proficuo mettendo ordine in un mondo, quello digitale, ancora disordinato. La scuola deve lavorare – e deve trovare in sé le competenze – affinché ogni risorsa diventi utile ad un progetto educativo organico, ancorato al presente e con un occhio ad un’etica che oggi la società degli adulti ha, probabilmente, messo da parte.
Condivisione, responsabilità, controllo sociale. L’esempio che abbiamo lasciato ai nostri ragazzi finora non ha certamente brillato per questi valori. Sono parole desuete, oggi. Dobbiamo ricostruirle.
Ed è nostro dovere cogliere un kairós, un’opportunità epocale: non possiamo lasciare che il processo di sviluppo del mondo digitale sia lasciato al caso e diventi anarchico. Ma neppure (ed è il rischio più grave!) che per il desiderio di controllarlo lo si renda, ancora una volta, occasione di profitto esclusivamente per pochissimi.
Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. (Papa Francesco)
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