B. Sorge, Brevi lezioni di dottrina sociale, Queriniana 2019, pp. 224, 15.00 euro.
Troppo spesso, nella società ipertecnologica che abitiamo, affiora una divaricazione fra il messaggio cristiano e il concreto procedere della storia. Questa convinzione, oltre a porre la fede nella sfera privata e ideale della persona, è profondamente errata poiché l’annuncio evangelico è rivolto alla vita degli uomini al fine di cambiarla. L’insegnamento sociale della Chiesa ha come obiettivo quello di sviluppare una riflessione in grado di evitare ogni netta separazione fra sacro e profano poiché esiste una sola realtà nella quale Dio comunica se stesso in ogni tempo.
Da quando è sorta con l’enciclica Rerum novarum del 1891, la dottrina sociale della Chiesa ha accompagnato la crescita della società, interessata da radicali trasformazioni, attraverso principi di riflessione che a partire dall’ispirazione cristiana desiderano ricercare lo sviluppo dei popoli. Si tratta di un contributo finalizzato non a cristianizzare la politica e la società, bensì interessato a partecipare alla promozione tanto di un’etica civile quanto di un’azione programmatica capace di mettere al centro le esigenze della persona umana.
Il volume di Bartolomeo Sorge – gesuita e già direttore de La Civiltà Cattolica, Popoli e Aggiornamenti Sociali – intitolato “Brevi lezioni di dottrina sociale” (Queriniana, 2019) è un ottimo strumento per introdursi alle questioni fondamentali del magistero sociale della Chiesa. Scomparso da qualche mese, Padre Sorge ha maturato lungo il corso della sua vita una riflessione in grado di farlo divenire uno dei punti di riferimento a livello internazionale sulle tematiche annesse all’insegnamento sociale cristiano. Il libro è una sintesi composta da dieci lezioni tratte dal celebre manuale di dottrina sociale che Sorge scrisse per gli studiosi di teologia. Questo compendio nasce per impostare cicli formativi nelle comunità ecclesiali rivolti a coloro che hanno intenzione di accompagnare la propria opera educativa e politica tramite una visione cristianamente ispirata e culturalmente complessa.
Dinanzi all’esplosione della questione sociale che riguardava i lavoratori, le famiglie e i giovani, Leone XIII ha avviato la dottrina sociale della Chiesa che oltre alla condanna del liberalismo e del socialismo prevedeva la proposta di un metodo cristiano di sviluppo che dall’alto della teoria era rivolto a mutare la prassi. Con Giovanni XXIII, il Concilio Vaticano II e Paolo VI il magistero sociale ha intrapreso una fase di dialogo con il mondo attraverso lo studio dei “segni dei tempi” e il protagonismo, oltre che la responsabilità, delle comunità locali composte nella stragrande maggioranza da fedeli laici. I pontificati di Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI poi, affrontano la questione sociale divenuta ormai globale e inerente molteplici aspetti come il lavoro, la pace, l’ambiente, la ricerca del bene comune, l’equilibro internazionale. Per Sorge, quest’ultima è stata una fase grigia di normalizzazione dell’insegnamento sociale superata con l’avvento di Papa Francesco che nel riprendere l’apertura conciliare ha messo al centro del suo magistero la forza rinnovatrice del Vangelo.
Sin dalla sua fondazione, la dottrina sociale ha presentato la persona come il principio fondamentale su cui si basa l’esistenza della comunità umana. Nello scenario individualistico e tecnologico odierno, a parere di Sorge è necessario che la persona sia «un essere in relazione, che non può vivere ripiegato o chiuso in se stesso» (p. 30). Ciò significa oltrepassare una certa concezione moderna dell’uomo per puntare alla costruzione di una società destinata ad assicurare libertà e giustizia per tutti i propri membri e, al contempo, una relazionalità a partire dalla famiglia e dai territori. Di conseguenza, per il gesuita, non c’è bene comune senza «sviluppo integrale e non c’è sviluppo integrale senza il riconoscimento della dignità della persona umana, della sua libertà e responsabilità all’interno dell’esperienza vissuta della socialità» (p. 62). Simile prospettiva rappresenta uno stimolo indirizzato a tutti i credenti affinché s’impegnino, come possono, per realizzare un m0dello di società democratica nella quale il bene comune non può prescindere dal dialogo e dalla partecipazione responsabile di tutti. La Chiesa, con il suo discorso sociale, contribuisce al cammino delle comunità umane insieme agli altri attori sociali, politici e tramite il profilo di una laicità positiva in grado di includere tutti i membri della società. Allora, per Sorge, la religione «non è più considerata un fatto privato, e lo Stato laico non la può ignorare. Il vecchio laicismo illuministico è superato nei fatti» (p. 111). Quindi si profila quella complementarità tra l’azione della comunità politica e quella delle Chiese e delle religioni che pur rimanendo distinte ricercano il fine della crescita di tutti i cittadini e della società intera.
L’apporto dei cristiani alla politica è uno degli aspetti principali sviluppati all’interno del libro di Sorge. Secondo il gesuita, i credenti sono invitati a riprendere le radici del popolarismo sturziano per avanzare una proposta che dalla tensione etica e ideale, e nel pieno rispetto della pluralità dell’attuale assetto societario, sia in grado di offrire con spirito di servizio un progetto concreto per il Paese Italia. In tal senso, per uno dei protagonisti della primavera di Palermo, bisogna creare uno spazio politico nuovo teso a riformare l’attuale situazione a partire dai valori costituzionali come la solidarietà, la sussidiarietà e la ricerca del bene comune.
Il volume di Sorge è un testo prezioso almeno per tre motivi. È utile per la formazione di base di quanti fra i credenti desiderano impegnarsi a favore della comunità civile ed ecclesiale. Altresì, è uno studio importante per interpretare la società complessa alla luce dell’ispirazione cristiana. Infine, invita all’azione sociale e politica in quanto parte costitutiva della missione dei cristiani nel mondo. Un volume, dunque, da prendere sul serio e da considerare come un tassello rilevante per condurre a maturazione nella Chiesa italiana del nostro tempo percorsi capaci di saldare la fede alla vita.
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