G. Mastrojeni, Effetti farfalla, Chiarelettere 2021, pp. 182, 15,00 euro.
La pandemia da Covid-19 ha confermato quello che sapevamo da tempo: occorre, velocemente, cambiare lo stile di vita di buona parte dell’umanità. Gli allarmi degli scienziati, i dati sulla degenerazione ambientale, la diminuzione delle risorse naturali, per molti anni non sono stati intesi come fattori da prendere in seria considerazione. È ora di farlo. Cambiare stile di vita è qualcosa che riguarda, ancor prima dei governi, noi stessi. Da solo il nostro impegno personale, infatti, può modificare tanti processi connessi alla produzione, al consumo, all’inquinamento. Di questo è convinto Grammenos Mastrojeni – docente di Ambiente e Geostrategia in vari atenei – che nel suo ultimo libro Effetti farfalla (Chiarelettere, 2021) presenta una proposta educativa, politica, sociale, economica e culturale calibrata all’impegno che ciascuno di noi può, e deve, mettere in campo per salvaguardare il pianeta e tutelare le prossime generazioni. Come sostiene lo stesso autore, si tratta di un volume che «dà per scontato che esista una crisi planetaria e definisce una strategia per disinnescare il tracollo tutti assieme, in alleanza, entro il sistema terra che ci dà la vita» (p. 8).
Squilibri sistemici
L’attuale modello economico è definito lineare in quanto si sviluppa attraverso la triade produci-usa-getta. Il cittadino si trova immerso e, talvolta, sopraffatto da questa dinamica. Alla luce di ciò, si accusa la grande produzione di causare i maggiori danni all’ambiente. Simile considerazione è soltanto una parte della verità poiché bisogna valutare i problemi collaterali a tale attività. La richiesta, il consumo e tutto quello che è necessario per la produzione di massa generano un vero e proprio sistema che causa effetti devastanti per il nostro pianeta. Nel libro, Mastrojeni riporta un esempio connesso alla questione «se scelgo poca carne ma di qualità, mi sottraggo a quella domanda di mercato che porta a distruggere le foreste e quindi aiuto a preservare le loro funzioni» (p. 35). Inoltre, se ci muovessimo verso un modello alternativo all’attuale saremmo in grado, anche solo parzialmente, di arrestare il flusso di quella parte di umanità che è costretta a lasciare le campagne in cerca di cibo e lavoro nelle città. Difatti, allo squilibrio della natura segue l’aumento delle ingiustizie sociali causato dalla fine dei piccoli produttori e dall’accentramento delle produzioni nelle grandi piantagioni gestite da pochi gruppi imprenditoriali.
L’autore del volume ci invita a ritenere i danni concepiti da questo sistema all’interno non soltanto dei settori di appartenenza ma in una visione d’insieme per la quale nella natura, tanto nel bene quanto nel male, ogni azione origina un effetto. La terra, congiunta all’utilizzo della tecnologia, ogni anno fornisce calorie sufficienti a sfamare più degli attuali abitanti del pianeta. Tuttavia, ciò si è trasformato «in un sistema che spreca un terzo del cibo prodotto, depreda risorse come le foreste e determina una pericolosa polarizzazione nell’umanità fra due miliardi di ipermangiatori a fronte di 864 milioni di denutriti» (p. 24). Tutto questo ci conferma, come ci ha ricordato anche papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, che tutto è connesso e che nessuno, meno che mai i deboli, dovrebbe pagare il prezzo delle ingiustizie e degli abusi.
Avviare processi virtuosi a partire dalle nostre scelte
A parere di Mastrojeni, l’umanità è chiamata a convergere verso un modello capace di proteggere sul serio i suoi interessi. Se ciò avverrà, sarà possibile sviluppare un’equazione connessa al benessere, alla sostenibilità e alla ricerca della giustizia a cui legare come risultato la pace. Il messaggio dell’autore sembra abbastanza chiaro: l’economia siamo noi e, ormai, anche le grandi imprese avvertono l’esigenza di tutelare le famiglie, l’ambiente, le città e i luoghi annessi alle attività umane. Pertanto nutrire nove miliardi di persone, in modo opportuno e equo, si può fare «localmente a emissioni zero, con prodotti migliori, organizzando una buona interazione fra ecosistema spontaneo, allevamento e coltivazione, e anche molta giusta scienza e tecnologia» (p. 53). A ciò naturalmente bisogna collegare la produzione di massa che specie per alcuni prodotti – come quelli sanitari o tecnologici – è indispensabile oltre che insostituibile.
Ciascuno di noi è chiamato a dare un contributo finalizzato al cambiamento dei processi. Si tratta, per l’autore, di avviare dei veri e propri effetti farfalla che – a partire dai limiti delle singole azioni – possa sfociare in una riforma collettiva degli stili di vita grazie alla quale si potrà vivere al meglio e nel pieno rispetto della terra. Non occorre vivere in uno stato di ascesi bensì rimodulare il nostro consumo in modo intelligente ovvero in grado di rispettare l’equilibrio del nostro sistema o, almeno, non deteriorarlo ulteriormente. Allora, per Mastrojeni, se solo si «scegliesse di nutrirsi un po’ meglio, ci si guadagnerebbe soltanto, e senza nessun prezzo da pagare» (p. 59). È chiaro che tali cambiamenti necessitano anche di un impegno della politica, dell’educazione, della cultura e in genere della società poiché l’azione dei singoli deve trovare una comunità garante di tutti quei processi positivi.
La proposta contenuta nel volume di Mastrojeni è allo stesso tempo attuale e importante poiché affronta il presente e il futuro del pianeta terra, e quindi, dell’umanità alla luce di una visione olistica. Il libro, infatti, avanza un percorso culturale, educativo, politico, sociale ed economico che nel pieno rispetto dell’evoluzione tecnologica, delle dinamiche economiche e della ricerca del benessere presenta l’urgenza di cambiare gli attuali stili di vita. Secondo l’autore si tratta della sfida più importante della nostra generazione da affrontare, più che tramite obblighi, attraverso la libera e consapevole scelta di tutela dell’ambiente per promuovere l’uomo.
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