Il progetto Policoro
In merito alle dinamiche legate allo sviluppo dell’imprenditoria, alla creazione di occupazione e allo crescita sostenibile, abbiamo intervistato Mirjam Ognibene, animatore di comunità del Progetto Policoro dell’arcidiocesi di Palermo.
Sorto nel dicembre del 1995 dalla volontà di don Mario Operti, il Progetto Policoro è, ormai, una realtà della Chiesa italiana dedita ad affrontare il problema della disoccupazione giovanile attraverso iniziative di formazione e la promozione di una nuova cultura del lavoro e dell’impresa in un’ottica di sussidiarietà, solidarietà e legalità, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
– Da quasi tre anni sei fra le responsabili del Progetto a Palermo. Quali sono, a tuo parere, le maggiori criticità del nostro contesto sociale?
Il nostro territorio è caratterizzato da una serie di convinzioni e pregiudizi nei confronti del tema lavoro, che conducono spesso a una narrazione pessimista e fuorviante del fenomeno portando i giovani ad essere sempre più demotivati e periferici nel dibattito e nelle scelte pubbliche.
Vi sono anche molte difficoltà oggettive come ad esempio: l’elevato tasso di dispersione scolastica, uno scollamento tra il sistema scolastico e formativo e il mercato del lavoro, bassa dotazione di capitale sociale e una scarsa propensione al rischio – qualità necessaria per fare impresa, inficiata dalla “mentalità del posto fisso”.
Tutti aspetti che alimentano il fenomeno della disoccupazione giovanile, che nel nostro contesto rappresenta un inaccettabile spreco di potenziale umano che incide negativamente sulle prospettive di sviluppo socioeconomico. Concordo con Don Bruno Bignami – direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale sociale e il lavoro – che definisce Policoro “un laboratorio di speranza per il Paese” che “responsabilizza le nuove generazioni, le sollecita a scoprire la loro vocazione, ad esprimerla in un percorso unico e personale”.
Quello che ci muove è quindi la convinzione che lavorare per promuovere la cultura dell’autoimprenditorialità serva da volano e sprone per la nostra Terra affinché i nostri giovani acquisiscano progressivamente una piena consapevolezza delle capacità, potenzialità proprie e del contesto in cui vivono e sempre di più possano sentirsi in grado di investire su loro stessi e i sui loro sogni secondo la loro vocazione.
Ma anche per accrescere la consapevolezza di chi opera nel e per il progetto che attivare dei processi di sviluppo dal basso è funzionale a tutto questo. La tessitura e il mantenimento di una rete sempre più fitta e partecipe è un lavoro costante e da non sottovalutare mai.
– Oltre le criticità, il tessuto umano, sociale ed economico del palermitano è ricco di iniziative e percorsi positivi in grado di generare futuro. Quali sono le esperienze imprenditoriali più significative che hai incontrato, e sostenuto, durante il tuo servizio con il Progetto Policoro?
Partirei per dare un’idea dei risultati ottenuti dai dati del Bilancio di Missione Diocesano che rispecchiano l’andamento dell’ultimo triennio in cui ogni anno in media abbiamo: incontrato 180 giovani, incubato 10 iniziative imprenditoriali, svolto 4 seminari di formazione, 8 incontri nelle scuole e 10 colloqui di orientamento individuale.
Due anni fa grazie al percorso “Cercatori di Lavoro” abbiamo censito e incontrato 10 buone pratiche presenti in diocesi, alcune presentate alla “Settimana sociale dei Cattolici Italiani” di Cagliari. Tra le esperienze imprenditoriali più significative ci sono: il nostro Gesto Concreto “Terradamare Coop. Turistica” e la buona pratica “KORAI – Territorio, Sviluppo e Cultura – Soc. Coop.” con i quali c’è una stretta collaborazione anche nella gestione dell’iniziativa, tutta palermitana, delle “Officine Territoriali”.
Da qualche anno abbiamo deciso di dedicare uno spazio privilegiato, il team “turismo e cultura”, alla risorsa principale del nostro territorio: il patrimonio storico, artistico e culturale. Da qui è nato anche il nostro ultimo GC l’APS “Officine dell’Arte” il cui scopo è favorire la divulgazione e la fruizione di arte, con un’attenzione specifica al restauro dei beni culturali. In cantiere abbiamo altri due progetti che riguardano rispettivamente il teatro e l’arte nelle sue svariate sfaccettature.
Ci tengo a citare altre buone pratiche che a diversi livelli fanno parte della nostra rete: la Sartoria Sociale Al Revès, CAPP Coop. soc., Cotti in Fragranza, Madreterra Caffè, Addiopizzo Travel e San Lorenzo Mercato. Ogni realtà incontrata durante questo mio mandato mi ha insegnato qualcosa contribuendo a diffondere una mentalità imprenditoriale che ha a cuore la Persona e il territorio.
Mi auguro che il Progetto Policoro realizzi sempre di più il suo essere segno tangibile di una Chiesa in uscita e a sostegno dei giovani, delle imprese virtuose che hanno più difficoltà a farsi strada e alle comunità che hanno bisogno di input positivi e concreti.
– La realizzazione di percorsi educativi e formativi sono fra le priorità del Progetto Policoro. In tal senso, la vostra opera promossa nelle scuole è un’importante mezzo di crescita e di conoscenza. Quali sono le peculiarità dei moduli formativi che indirizzate ai giovani?
Il Progetto Policoro nel realizzare i suoi percorsi educativi e formativi si poggia sulla collaborazione delle filiere tecniche e di evangelizzazione, che dimostra l’importanza della cooperazione e di fare rete, ma anche dei Gesti Concreti nati in diocesi e delle buone pratiche presenti nei territori per testimoniare che fare impresa è possibile.
I percorsi sono strutturati partendo dalla considerazione del giovane come protagonista e mirano a stimolarlo e accompagnarlo nel mettersi in gioco. Alcuni moduli mirano a spiegare come si possa creare un’impresa attraverso l’uso di strumenti specifici (come per es. il Business Model Canvas) mentre altri sono orientati alla costruzione di una mentalità nuova che metta al centro la persona e dia speranza e forza, mirando ad aumentare la consapevolezza nel giovane che ha di sé e attorno a sé – “nel territorio che vive” – tutto quello che gli serve per realizzarsi.
Sempre in linea con gli obiettivi generali del Progetto, quali:
1. Educare i giovani a una nuova cultura del lavoro, attraverso i principi della dottrina sociale della chiesa e dell’economia civile;
2. Formare le coscienze, ovvero aiutare i giovani a capire che il lavoro dà dignità alla persona e permette di perseguire un interesse sociale di cui beneficia il territorio e la comunità stessa;
3. Promuovere gesti concreti, cioè idee imprenditoriali che partano dai giovani, in un’ottica di collaborazione con enti, istituzioni e associazioni del territorio.
La frenesia del mercato e del mondo del lavoro, infatti, spesso non permette ai giovani di ascoltare se stessi e il territorio, inducendoli a volte a scelte frettolose e sbagliate. Il Progetto Policoro con il suo metodo permette ai giovani di ascoltarsi e di iniziare a progettare e programmare. Alla fine del percorso, anche se i giovani non hanno creato un’impresa, sicuramente avranno sviluppato una maggiore conoscenza di se stessi, dei loro talenti e soprattutto avranno acquisito un metodo che servirà per la vita.
– L’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco ha posto al centro dell’agenda della Chiesa cattolica l’impegno per la custodia del creato. Oltre ad iniziative formative, il Progetto Policoro ha promosso alcuni gesti concreti per la salvaguardia dell’ambiente. Perché non si può più fare a meno di considerare connesse le questioni dello sviluppo economico con quelle ambientali?
Di fronte all’aggravarsi della crisi ambientale, ciascuno di noi è chiamato a diventare testimone attivo, ammettendo la propria responsabilità, e cittadino del pianeta proattivo che agisca coraggiosamente nei confronti del Creato, lottando per proteggere le diversità biologiche e garantirne la bellezza.
Parafrasando Papa Francesco “I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi; la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore ed ecologica, che comporta il vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio come parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non come qualcosa di opzionale ne come un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.” (LS 217).
Esiste un legame forte tra la dimensione individuale (spirituale) e quella collettiva (degli stili di vita e della sfera pubblica) dove l’ecologia integrale, oltre che una visione, diventa una sfida per proteggere la casa comune unendo tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale con la consapevolezza che si tratta di problemi urgenti e collegati.
Anche il Progetto Policoro è impegnato nella promozione dei principi espressi nell’enciclica. A livello nazionale collaboriamo con il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima connessi a livello globale con altre realtà che si muovono per combattere l’inquinamento e le disuguaglianze.
Come PP Palermo siamo fra i promotori della “Rete diocesana per la Custodia del Creato e Nuovi stili di vita” che riunisce vari soggetti e mette in campo iniziative informative e formative di sensibilizzazione su temi quali: il rispetto della “Casa Comune”; la sostenibilità ambientale e l’economia circolare; il contrasto alla cultura dello scarto e la promozione dell’ecologia integrale presso parrocchie, centri Caritas e tutti quei luoghi che potrebbero fare da cassa di risonanza per la comunità verso stili di vita sostenibili.
– Una realtà impegnata su problemi sociali, economici e culturali come quella del Progetto Policoro, può rappresentare una straordinaria esperienza formativa per molti giovani. Come si diventa animatori di comunità? Quali sono le modalità per collaborare con voi?
Per accedere al Progetto, che ha una durata di tre anni, il primo di formazione e gli altri due con un contratto di collaborazione part time, è necessario formulare una breve lettera di presentazione, copia del curriculum vitae e sostenere un colloquio di selezione. Il percorso di selezione, dalla call iniziale fino alla scelta, si svolge ogni due anni orientativamente tra giugno e settembre. I requisiti formali richiesti per potersi candidare sono:
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Età compresa tra i 23 e i 35 anni;
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Residenza e domicilio in uno dei comuni della Diocesi di Palermo;
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Diploma di scuola superiore;
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Patente auto di tipo B;
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Cittadini italiani o di un altro Stato membro dell’Unione Europea.
Tenendo conto della dimensione pastorale e di servizio alla Chiesa diocesana, sono considerati requisiti preferenziali:
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esperienza ecclesiale nella Diocesi o in un’associazione, riconosciuta a livello ecclesiale;
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conoscenza e interesse per il tema giovani e lavoro;
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ottime capacità relazionali ed esperienza nell’animazione di gruppi giovanili;
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flessibilità oraria e disponibilità a partecipare ai corsi di formazione (trasferte, pernottamenti, ecc..).
Per concludere questa intervista e far capire, ai giovani che volessero intraprendere questo percorso (di vita), cosa significhi davvero e profondamente essere Animatore di Comunità del Progetto Policoro prendo in prestito le parole di Consuelo e Maria Cristiana, animatrici della Diocesi di Cosenza- Bisignano scritte in un post sulla loro pagina Facebook proprio qualche giorno fa: “L’animatore è colui che ascolta e accompagna, che cammina fianco a fianco, quando necessario facendo anche un passo indietro. Incoraggia e sostiene attraverso uno sguardo vigile ed attento. Non conosce confini di tempo e di spazio, non guarda l’orologio e la distanza della strada da percorrere. Sa cogliere la bellezza delle persone e dei luoghi, anche (o soprattutto) se sono trascurati e dimenticati dagli altri”.
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