Negli ultimi anni della seconda sindacatura di Cammarata, quando la lunga onda della povertà aveva raggiunto anche la piccola borghesia e Biagio Conte aveva riempito le sue strutture di accoglienza oltre ogni misura, si videro in città molti uomini, in prevalenza stranieri, che fecero della strada la loro casa. Non erano clochard, cioè persone che volontariamente avevano scelto di vivere in strada — questi ci sono sempre stati, ma il loro numero non supera le dita di una mano — erano individui e famiglie ridotti a vivere in macchina insieme ai loro figli, persone che avendo perso il lavoro non potevano più pagare un affitto.
L’Amministrazione Cammarata aveva del tutto ignorato il fenomeno, nonostante vi fossero le risorse economiche e le strutture da destinare a possibili soluzioni, basti pensare a quante caserme vuote avrebbero potuto ospitare le persone che si trovavano per strada.
Gli unici a soccorrere i fratelli sfortunati che vivevano, loro malgrado, in strada, furono le associazioni di volontariato, organizzate per distribuire di notte un pasto caldo e d’inverno le coperte.
Le persone che vivevano per strada nel corso degli anni si moltiplicarono. Alla sindacatura di Cammarata si avvicendò la sindacatura di Orlando.
L’amministrazione di Orlando si fece attenta al fenomeno, ma finì per affrontarlo nel modo sbagliato!
Sostenne le associazioni che si prodigarono con maggiore lena per alleviare la sofferenza delle persone che vivevano per strada con un numero maggiore di coperte e organizzandosi con dei turni la sera per evitare che qualche notte rimanesse scoperta.
Biagio Conte, con la missione Speranza e Carità, ospitava ormai più di mille persone a cui offriva giornalmente vitto e alloggio. Così come avevano fatto i suoi illustri predecessori, si era sostituito alle Istituzioni che non erano stati capaci di offrire una alternativa alla strada. Il principe di Palagonia con “l’albergo delle povere” aveva accolto, in piena epidemia del colera in città, più di mille persone; Giacomo Cusmano aveva creato diverse strutture per accogliere i poveri con la sua, a noi nota, istituzione religiosa, del “boccone del povero”; padre Messina aveva accolto nella sua struttura i bambini orfani della città.
Oggi l’incapacità delle Istituzioni chiama in causa il generoso mondo del volontariato che supplisce alla mancanza progettuale e amministrativa di una classe politica che, pur sensibilizzata al problema, non sa affrontarlo in modo adeguato ad una città europea, e ad una città moderna.
Ma ciò che è più grave è che le numerose associazioni di volontariato non si pongono il problema di rimuovere le cause per le quali il numero di coloro che vivono in strada aumentano a vista d’occhio!
Presi dall’immediatezza del problema e dall’emergenza di coloro che sono senza fissa dimora, non si pongono il problema di sollecitare la stessa Amministrazione, tra l’altro sensibile al problema, per utilizzare le risorse non spese e il patrimonio immobiliare inutilizzato.
Eppure a noi consta che vi sia più di un milione di euro destinato ai senza casa e non speso, e che vi siano strutture di proprietà comunale o istituzionali come le caserme abbandonate e inutilizzate.
E’ come se il volontariato composto da tanti giovani di buona volontà e animati da buoni sentimenti abbia accettato inconsapevolmente un ritorno ai tempi in cui era la Chiesa dei poveri a dover provvedere agli ultimi, del tutto trascurati dalle Istituzioni.
Quando crescerà una coscienza civica più attenta ai ruoli Istituzionali che sono ben foraggiati dalle nostre tasse?
Il primo compito del volontariato è quello di denunziare una cattiva amministrazione quando questa non riesce, per incapacità o qualsiasi altro motivo, a trovare le soluzioni adeguate per offrire ai disagiati un tetto sopra la testa e un reddito minimo di cittadinanza.
La povertà, lo abbiamo già detto, non è dovuta ad una calamità naturale ma alla iniqua distribuzione della ricchezza pubblica, e se la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre di più nel mondo intero e nella nostra città, dovremmo chiederci se l’origine di questa ingiustizia non sia da ricercare nel modello politico ed economico di chi ci governa. Per esempio, l’edificazione di cinque centri commerciali estesi in tutta la città ha avuto come conseguenza il fallimento del tessuto connettivo del piccolo commercio su cui si reggeva la città e gli stessi mercati storici.
I politici sono da noi profumatamente e generosamente retribuiti, e a maggior ragione dovrebbero rendere conto delle loro scelte alla cittadinanza.
Come è possibile che in una città con un livello di impoverimento così alto da poter essere paragonato alla crisi del dopo guerra non si riescono a spendere le risorse economiche disponibili e destinate ai senza casa?
Come è possibile che il vastissimo patrimonio immobiliare pubblico del Comune e delle Istituzioni Statali, Regionali non venga utilizzato dai politici da noi eletti?
Perché non è possibile ricavare dai bilanci consuntivi cosa è stato speso e soprattutto come è stato speso delle risorse pubbliche, frutto delle nostre tasse?
Sul sito del Comune, infattim sono stati pubblicati soltanto le somme complessive delle entrate e delle uscite senza specificare i capitoli di spesa.
La cittadinanza attiva ha il diritto ed il dovere di informarsi su come il Comune abbia custodito ed utilizzato i soldi della tasse e le risorse pubbliche; una migliore informazione su questo tema e sulle altre questioni vitali per la città è un mezzo indispensabile per crescere in una democrazia autenticamente consapevole ed esercitare un attivismo sociale realmente efficace.
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