35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: 46«Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.
La liturgia di queste domeniche ci aiuta ad entrare in profondità nel mistero pasquale, compimento di tutta la storia della salvezza; in maniera particolare oggi ci vengono proposti alcuni temi quali la necessità della conversione per la salvezza, l’intercessione di Gesù per i peccatori e il suo annuncio del condono dei peccati. La pericope odierna inizia dalla conclusione del testo dei discepoli di Emmaus (Lc 24,12-35): alcuni discepoli sconfortati e pieni di paura dopo la morte di Gesù si stanno avviando da Gerusalemme verso Emmaus, l’incontro con Cristo li rianima e li apre al senso profondo della Scrittura, quindi Egli spezza il pane davanti a loro. Davanti a questo gesto i discepoli non solo riconoscono nello sconosciuto viandante il Cristo, ma l’incontro con il Risorto permette loro di rileggere con speranza tutta la loro vita, la loro esperienza di peccato, aperta adesso alla definitiva salvezza portata da Gesù. Il sapermi perdonato da Dio porta ad un radicale cambiamento di vita come indicato dall’apostolo Pietro nel testo degli Atti (3,19) della prima lettura odierna: “Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati”.
I discepoli di Emmaus, con il cuore colmo di gioia, sono tornati a Gerusalemme per comunicare l’incontro avuto con il Cristo, ma anche i discepoli lì riuniti annunciano loro che “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (v.34). In questo modo il testo accredita Simone come il primo testimone del Risorto; i discepoli di Emmaus raccontano quindi quanto accaduto e “come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (v.35). La fractio panis è il termine adoperato dalle prime comunità per indicare la celebrazione eucaristica e riferito a Gesù richiama quanto da Lui fatto nell’Ultima Cena. Gesù “stette in mezzo a loro”, non si tratta di un fantasma ma della nuova condizione del Risorto; l’augurio di pace rivolto da Gesù ai discepoli indica l’evento messianico da Lui realizzato. I discepoli però non sono ancora pronti e reagiscono alla visione del Messia con paura e sgomento perché pensano di vedere “un fantasma”: si vede la preoccupazione di Luca di sottolineare che i discepoli non hanno visto uno spirito. Il cuore dei discepoli è segnato da dubbi, perché non hanno ancora compreso il senso degli eventi vissuti. Gesù prima mostra le cicatrici delle sue mani e dei suoi piedi, poi li invita a toccarlo e infine mangia davanti ai loro occhi. Gesù che appare ai discepoli vive una condizione nuova, difficilmente descrivibile perché le nostre categorie si dimostrano insufficienti: è un evento escatologico che dilata e trasfigura la sua persona. L’enorme gioia dei discepoli non è però sufficiente a farli credere in ciò che hanno visto così Cristo mangia davanti a loro e rammenta quanto, durante la sua missione terrena, aveva già preannunciato sulla necessità della sua passone in conformità alle Scritture d’Israele. Ma è solo per il dono del Risorto che si aprono le menti dei discepoli in maniera che possano capire in profondità il senso della Parola e del progetto di Dio per l’uomo in Cristo portato a compimento, la divino-umanità pasquale. Senza la relazione con Cristo, solo alla luce della nostra ragione, non è possibile comprendere il senso delle Scritture. Luca riporta quindi l’annuncio del kerigma apostolico: la passione, morte, resurrezione e l’annuncio della conversione e della remissione dei peccati nel suo nome.
Ed è proprio questo il fulcro del brano odierno: a tutti i credenti è chiesto di predicare “a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”. La conversione predicata da Gesù non è solo un invito a riorientare il nostro rapporto con Dio ma anche con i fratelli così da ottenere il perdono per i “peccati”, cioè per la direzione sbagliata data alla nostra vita. “Di questo voi siete testimoni”: coloro che hanno visto il Risorto non possono non testimoniare ciò che hanno visto, un evento che riguarda tutti l’umanità, che richiede un cambiamento di mentalità e che offre il perdono dei peccati.
“Nella sua risurrezione … Cristo, Figlio di Dio, al termine — e in un certo senso, già oltre il termine — della sua missione messianica, rivela sé stesso come fonte inesauribile della misericordia… Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico” (Dives in misericordia, 8).
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