Le questioni globali di oggi e la prospettiva cristiana
Lo scorso novembre sono state presentate le Linee di preparazione per la 49ͣ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Taranto nel febbraio del 2021. Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro è il tema scelto dal Comitato Scientifico e Organizzatore dell’evento il quale, a partire dalla visione proposta da papa Francesco con la Laudato si’, cercherà di declinare concretamente, per il territorio italiano, il messaggio odierno dell’insegnamento sociale cristiano.
Del documento e delle questioni annesse, ne discutiamo con Giuseppe Notarstefano. Ricercatore di statistica economica e docente di statistica ed econometria presso l’Università Lumsa, Notarstefano fa parte della redazione di «Aggiornamenti Sociali», della rivista «La Società» e di «Benecomune.net». È membro del Comitato Scientifico Organizzativo delle Settimane Sociali e del consiglio di amministrazione dell’Istituto di formazione politica P. Arrupe di Palermo. È vicepresidente nazionale per il Settore adulti dell’Azione cattolica italiana.
– Il paradigma proposto dalle Linee di preparazione per la prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani riprende l’ormai celebre espressione di papa Francesco “tutto è connesso”. Che vuol dire, per l’Italia di oggi, proporre questo sguardo inclusivo e relazionale per comprendere la realtà e incidervi?
Si potrebbe subito rispondere citando almeno uno dei celebri quattro principi che papa Francesco definisce nel cuore della sua prima e fondativa esortazione apostolica Evangelii Gaudium: la realtà è superiore all’idea. La complessità sia dei fenomeni naturali e ancora molti di più di quelli sociali e culturali generati dalla creatività umana oggi più che mai richiede una capacità di analisi capace di cogliere la dimensione delle connessioni ossia delle interrelazioni tra varie “sfaccettature”: è la metafora del poliedro che deve sostituirsi a quella della sfera. Ciò richiede un approccio integrato e transdisciplinare ossia capace di mettere insieme visioni teoriche, strumenti analitici, metodologie di indagine, scommettendo più sulla fertilizzazione reciproca e l’ibridazione.
Non solo. Ciò vuol dire recuperare una visione globale e “umanistica”.
Ciò vale per tutti e in special modo per il nostro Paese che ha una grande tradizione di umanesimo. Sono molte le sfide sociali e ambientali che oggi mettono alla prova tanto le istituzioni quanto le organizzazioni sociali. Recuperare un approccio integrale significa ripensare anche la politica come pratica di dialogo sociale, capace di operare mediazioni intelligenti alla luce dei migliori apporti che provengono dai saperi nel loro complesso.
L’ascolto della realtà chiede una capacità di approfondimento e di ascolto, altrimenti il rischio è la banalizzazione e la superficialità da un lato o l’iper-specialismo tecnocratico dall’altro.
– Fra le priorità della 49ͣ Settimana Sociale vi è quella dell’impegno educativo volto al cambiamento degli stili di vita. Perché siamo chiamati ad una conversione sociale, civile e politica?
Basta avere la pazienza di osservare la vita delle nostre città: un consumismo sfrenato che genera spreco e rifiuti che invadono ogni spazio coabita con la crescita smisurata dei bisogni e dei desideri delle persone convinte che ogni istanza è automaticamente soddisfatta dal mercato. Luca Ricolfi ha recentemente parlato di “società signorile” alludendo proprio a questo processo di “complessificazione” di bisogni e desideri. In una società individualista puoi realizzare e soddisfare tali aspirazioni ma ciò produce competizione, stress da prestazione e ansia. La felicità dei singoli – come hanno dimostrato alcuni economisti comportamentalisti – se non può massimizzare la propria utilità si “contenta” del peggioramento delle condizioni degli altri. E ciò apre la strada a quel mugugno e rancore sociale più volte disegnato da molte indagini sociali del Censis e di Eurispes.
Il richiamo all’armonia dell’equilibri interiore, sociale e ambientale che il papa fa nella Laudato si’ è alla base di questo invito a cambiare strada, ad innescare processi trasformativi di vera e propria conversione personale e comunitaria. Riconoscere la natura relazionale della persona significa scommettere sulle relazioni e la cooperazione a diverso livello: persino il mercato si “rigenera” ripartendo da tale paradigma come ci ricordano gli economisti civili Stefano Zamagni, Luigino Bruni e Leonardo Becchetti.
– Quali frutti, tanto nel mondo del lavoro quanto a livello sociale, può produrre la riconciliazione fra ecologia ed economia?
L’ambiente e il patrimonio naturale non possono essere che pensati come argomento di un nuovo modello di produzione capace di internalizzare la grande questione della sostenibilità.
È questa l’intuizione del modello di Bioeconomia proposto da Nicholas Georgescu-Roegen già negli anni’60, alla base di quella che oggi chiamiamo “economia circolare” o economia a “zero rifiuti”, basata su concetto di entropia e su una visione del circuito economico che si attiva come sequenza di riutilizzo e filiera di riuso tra i diversi settori e le diverse imprese.
A ciò si aggiunge il prezioso lavoro svolto dal Club di Roma che già negli anni ’70 evidenziava i limiti di un modello produttivo basato sullo sfruttamento di energie e risorse naturali incontrollato e affidato unicamente alle logiche di massimizzazione del profitto delle imprese capitalistiche, da ciò deriva tutto il lavoro che istituzioni e studiosi hanno sviluppato negli ultimi tre decenni e che è approdato nel percorso dell’Agenda 2030 per lo sviluppo, un approccio soft alla politica internazionale che si basa su una moral suasion su governi, grandi e medio-piccole imprese e cittadini a modificare i propri comportamenti al fine di raggiungere i “diciassette” obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2010.
Infine, la sfida è di natura anche tecnologica e innovativa e riguarda l’investimento in nuove fonti di energie ma anche modalità sostenibili di rigenerazioni dei processi e delle routines nelle diverse branche produttive: è la cosiddetta green economy che scommette su modelli produttivi a basso impatto ambientale e alla minimizzazione degli sprechi e dei rifiuti.
– Nel mondo ipertecnologico, globalizzato e sempre connesso, le istituzioni – incluse quelle sovranazionali – sembrano non più capaci di avviare dall’alto processi di riforma. I giovani impegnati per la difesa dell’ambiente, le imprese con responsabilità sociale e i movimenti dei consumatori sembrano dirci che, nel prossimo futuro, i cambiamenti arriveranno direttamente dai cittadini. È così?
Penso che la questione più problematica sia il prevalere degli interessi di un’oligarchia economica dominante che condiziona (o se vogliamo tenta di condizionare!) le scelte e i processi democratici interni ai paesi soprattutto nelle democrazie occidentali. Tuttavia un cambiamento è in atto: dall’iniziativa dell’estate scorsa di circa 200 corporates USA che hanno sottoscritto un gentlement agreement sulla Social Corporate Responsibility, impegnandosi ad attuarla all’interno delle proprie aziende e nelle loro filiere e mercati di riferimento segno che il mondo capitalistico ha saputo intercettare il bisogno di cambiamento che viene dalla diffusa consapevolezza sociale che la crisi ambientale ha raggiunto un punto di non ritorno.
Un segnale importante anche se per adesso abbastanza simbolico è quello lanciato dalla nuova presidente della UE Ursula von der Leyen e del Green Deal annunciato dalla commissione per imprimere una svolta alla transizione ecologica necessaria per la società e l’economia del Vecchio Continente. Si tratta di segnali flebili ma confortanti, come anche quelli lanciati dal Governo italiano che ha attivato una cabina di regia sullo sviluppo sostenibile accogliendo le proposte dell’Alleanza italiana per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 (ASVIS) guidata dal lungimirante Enrico Giovannini.
Il ruolo dei movimenti, soprattutto giovanili al seguito della giovane svedese Greta Thunberg, è fondamentale e certamente sta contribuendo al cambiamento diffuso della mentalità che si sta traducendo anche in una maggiore attenzione agli stili di vita quotidiani. Un processo bottom up che ha il pregio di avere una rapida diffusione attraverso messaggi semplici e linguaggi innovativi, sfidando la politica a rimettere al centro dell’agenda le questioni più rilevanti che accomunano i diversi continenti e che soprattutto stanno a cuore alle nuove generazioni che non sono soltanto il futuro ma anche il presente della politica.
– Il Comitato Scientifico e Organizzatore della 49ͣ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani ha scelto di avviare un percorso di riflessione tramite un metodo sinodale e cinque piste tematiche. Di che si tratta?
La settimana sociale dei cattolici deve diventare sempre di più non solo un evento ma un processo sinodale che aggrega sviluppa e rilanci l’impegno sociale e civile che la pastorale sociale nelle sue diverse espressioni sta generando nei vari territori.
Come già è avvenuto in occasione della Settimana Sociale di Cagliari, il Comitato ha pensato ad un percorso ampio e articolato di coinvolgimento che prevedere cinque piste ed alcuni significativi momenti preparatori: i nodi da sciogliere, lo studio e l’analisi delle conflittualità in gioco e dei problemi che gravano sui territori e sulle persone; il racconto delle storie di vita e dei volti, con le loro esperienze negative e con le prassi virtuose; le buone pratiche che già esistono nel nostro Paese sul fronte della sostenibilità: amministrazioni e imprese che lavorano nell’ottica dell’ecologia integrale; le nuove visioni di futuro, ci si mette in dialogo con i giovani e con l’evento Economy of Francesco che si terrà ad Assisi a fine marzo 2020; le proposte che sul piano politico-istituzionale e sul versante ecclesiale si possono condividere per attuare la conversione ecologica invocata da Laudato si’.
Si è pensato inoltre di programmare tre appuntamenti: il primo rivolto specificatamente ai giovani che sarà ad Assisi a fine giugno, il secondo rivolte specificatamente alle diocesi del Mezzogiorno che sarà a Lamezia a settembre ed il terzo specificatamente rivolto agli imprenditori che sarà a novembre a Verona.
Per ogni ulteriore informazione e aggiornamento consiglio di seguire con attenzione il sito http://www.settimanesociali.it.
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