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Siamo pronti per il rinnovo del Parlamento europeo?

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di Luciana De Grazia

 

Tra qualche mese, tra il 22 e il 25 maggio, 500 milioni di persone, cittadini e cittadine europee, saranno chiamate ad eleggere i propri rappresentanti in seno al Parlamento europeo. E’ un appuntamento a cui non possiamo permetterci di mancare, sebbene l’Unione europea, viva una profonda crisi di legittimazione delle sue istituzioni e il sentimento antieuropeo sembri primeggiare.

Eppure il Parlamento europeo è l’unica istituzione, all’interno dell’Unione, che è direttamente eletta a suffragio universale e che, soprattutto  dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, può svolgere un ruolo di codecisione nell’elaborazione della normativa legislativa insieme con il Consiglio, organo che rappresenta per la sua composizione gli Stati membri.

L’avvicinarsi delle elezioni porta a riflettere su quanto ci sia ancora da costruire in ordine al  sentirsi realmente parte di una comunità europea, considerando che viviamo in un’epoca in cui anche il concetto di cittadinanza, inteso come senso di appartenenza ad uno Stato, è anch’esso in crisi.

 

Anche se il concetto di cittadinanza europea non implica un rapporto di appartenenza ad un unico popolo, esso si fonda sull’impegno reciproco dei vari popoli europei di aprire le proprie comunità politiche agli altri cittadini, per creare un unico spazio politico europeo e una nuova forma di solidarietà politica e civica, così come sottolineato dalla Corte di Giustizia.

In questo spazio politico ciascuno di noi è chiamato a partecipare non solo attraverso il proprio voto, ma, ciascuno con la propria professionalità, partecipando nel corso del processo decisionale all’elaborazione del dibattito pubblico.

A tal fine, sarebbe auspicabile che i partiti europei, costituiti dai diversi partiti nazionali, riuscissero a presentare dei programmi transnazionali  e a provocare un dibattito realmente europeo, senza distinguere programmi per i diversi Stati. L’elaborazione di una politica “europea” contribuirebbe maggiormente alla realizzazione di una coscienza non vincolata dai confini e dai problemi statali, atteso che oggi molte scelte politiche non sono più determinabili dai singoli Stati.

Rispetto alla precedenti elezioni l’individuazione del candidato Presidente della Commissione nel corso della campagna elettorale sembra rispondere alla necessità di rafforzare il legame tra le istituzioni europee, in modo da creare un maggior collegamento tra la volontà espressa dagli elettori e l’elezione del Presidente della Commissione. Indicare i candidati alla presidenza della Commissione ha anche il merito di rafforzare i legami tra i partiti politici europei e quelli nazionali e di personalizzare la campagna elettorale creando una più forte legittimazione dei partiti europei.

Auspicando che questa nuova determinazione del candidato presidente della Commissione, insieme con un più forte ruolo del Parlamento, possa bilanciare la politica determinata dal Consiglio europeo, a noi tutti l’impegno di dare voce alle esigenze della società civile in modo da contribuire attivamente alla realizzazione di un processo quanto più democratico possibile.

Votare significa potere influire sulla composizione del Parlamento e quindi sulle decisioni che approverà nel corso della legislatura.

La normativa europea prevale sul diritto degli Stati membri e ormai sono determinate a livello europeo moltissime materie: dalle politiche sui flussi demografici e sull’immigrazione, alla sicurezza alimentare, alla protezione dell’ambiente per fare solo qualche esempio.

Basti pensare all’assenza di una linea politica condivisa ed efficace nella gestione dell’accoglienza dei migranti, che ci ha visto testimoni delle recenti tragedie avvenute presso le nostre coste.

Scegliere chi ci rappresenta è senz’altro un modo insostituibile per influire nella determinazione della politica dell’Unione.  

 

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