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Socci, il terremoto e le correlazioni immaginarie

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norcia

 

di Aaron Allegra

 

Nelle sue ultime uscite su Twitter, Antonio Socci lascia intendere che i recenti fenomeni sismici nel centro italia siano in qualche modo connessi a due presunti errori del Papa: la decisione di lavorare per il riavvicinamento tra cattolici e luterani e la mancata “consacrazione” dell’Italia a Maria (insinuando tuttavia che però lui (il Papa) “non crede a queste cose cattoliche”).Cosa intende di preciso con tale affermazione? Perché chiamare in ballo un presunto omaggio a Lutero, una mancata consacrazione e il terremoto in un’unica frase?

 

 

 

Socci non afferma mai esplicitamente che il sisma è stato causato da questi presunti “peccati” del Papa – è evidentemente ben più furbo di così – ma per interpretare il senso di quanto Socci scrive non abbiamo che due alternative: se vogliamo ipotizzare che il post sia qualcosa di più di una frecciatina totalmente gratuita al Papa, lanciata in una occasione pretestuosa buona quanto qualsiasi altra, è chiaro che è necessario supporre che Socci ritenga vi sia un qualche nesso tra sisma da un lato ed errori e mancanze del Pontefice dall’altro, e che sia tale credenza a reggere e dare struttura e significato ai suoi post sull’argomento. E ciò non sfugge neanche alla maggioranza dei suoi followers, che infatti interpretano in questo senso le sue parole e sono molto più espliciti di Socci nell’esprimere chiaramente e con veemenza questa lettura dell’evento.

 

 

In ogni caso, in attesa di ragguagli di Socci su quale delle due alternative corrisponda effettivamente alle intenzioni dell’autore, prenderemo per buona la seconda ipotesi, peraltro la più benevola nei suoi confronti.
Qualora dunque Socci ipotizzi una connessione causale tra terremoti e scelte del Pontefice si potrebbe forse sostenere che sia caduto in una confusione tra correlazione e causalità, una classica fallacia logica. Un esempio è sufficiente per chiarire in cosa consista: se c’è un incendio, spesso ci sono i pompieri. Ma non per questo possiamo concludere che la causa dell’incendio siano stati i pompieri. In altre parole, mostrare che due fenomeni accadono insieme e insieme crescono o decrescono non permette ancora di mostrare chiaramente quale sia il rapporto che li lega, se causale o di altro tipo, o anche solo che il legame tra i due sia reale e persistente e non semplicemente accidentale. Per poter legittimamente postulare un rapporto di causa-effetto tra due fenomeni serve molto di più; serve, soprattutto, mostrare che non vi sia alcun altro fattore che possa aver influito sul fenomeno, escludere tutte le altre possibili cause.

 

 

A questo punto un interlocutore avveduto potrebbe rispondere che no, non vi è alcun rapporto di causa-effetto tra i due fenomeni, ma piuttosto una correlazione di tipo simbolico: il terremoto segue dalle sue cause naturali come sempre, tuttavia Dio se ne serve come di un segno, un simbolo, per mandare un avvertimento agli uomini (sulla falsariga di quanto altri ambienti pseudo-conservatori hanno affermato in riferimento al terremoto di Amatrice).

 

 

 

Ma ci sono davvero gli elementi per leggere nell’ultimo terremoto un messaggio rivolto a noi cristiani cattolici e specificamente al Pontefice? O anche solo, in un senso molto più blando e meno ambizioso, per utilizzare il crollo della Basilica come l’emblema del crollo dei valori del cattolicesimo a seguito degli eventi particolari di questo periodo? Cosa legherebbe, anche sul piano simbolico, il viaggio di Francesco a Lund o la mancata consacrazione dell’Italia al crollo della basilica di San Benedetto? Quali significati mettono in relazione questi eventi?

 

 

Le dichiarazioni di Socci al riguardo sono molteplici e non sempre conciliabili tra loro. La prima connessione che vi vede è legata all’opposizione tra Benedetto e Lutero: il primo avrebbe “unito” l’Europa grazie alla diffusione della cultura cristiana ad opera dei suoi monaci, sparsi per il continente; il secondo, invece, lo avrebbe “diviso” provocando una scissione nella Chiesa ed esaltando l’importanza delle potestà e dei domini nazionali. Ma siamo sicuri che quando parliamo di “unità” nel caso dell’azione dei benedettini e di “divisione” nel caso dello scisma stiamo usando le parole in un’accezione affine che le renda tra loro commensurabili, cioé come i due poli opposti di un unico fenomeno? Non sembra: mentre infatti quella frutto della riforma è una divisione nella Chiesa e tra le chiese, nel caso dell’unità portata dai benedettini non stiamo parlando di un’unità tra le chiese cristiane: è piuttosto l’unità che nasce dal portare una cultura comune dove vi erano particolarisimi, dal piantare le radici della fede dove non vi era, per il cristianesimo, che terra incolta. Non c’è nessun tipo di rapporto tra l’unità culturale nel continente intesa nel senso in cui la portarono i Benedettini e la scissione nella Chiesa da parte di Lutero. L’unica possibile relazione sensata tra Lutero e Benedetto è legata al grave danno che all’ordine del Santo derivò dalla Riforma, che metteva in dubbio la validità dei voti dei monaci e di fatto portò alla soppressione di molti monasteri nei paesi in cui la Riforma prese piede – anche grazie alla possibilità delle aristocrazie locali di far bottino delle ricchezze custoditevi. Un po’ poco, probabilmente, per fondare in modo oggettivo una lettura simbolica che veda i recenti eventi come correlati.

 

 

A questo Socci aggiunge che il crollo della basilica manifesta il crollo dell’unità culturale dell’Europa, in preda al laicismo ed alla tecnocrazia. A ciò si potrebbe rispondere che l’Europa laicista e tecnocratica è tale da anni, e che se il sisma è un “segno” tangibile della decadenza dei valori portata avanti dalle elite europee, allora qualunque altro evento drammatico può esserlo. Tale connessione è puramente estrinseca; non c’è, ad opera della “tecnocrazia” nessun misfatto specifico, recente e con un significato tale che si possa in maniera appropriata riassumere simbolicamente nel crollo della Basilica. La scelta di una simile connessione è debole, anche da un punto di vista della semplice retorica.

 

 

In sintesi, a me pare che l’unico filo conduttore capace di unire in una relazione di significazione simbolica la situazione politica europea, la visita del Papa a Lund ed il sisma a Norcia (ed in altri comuni del centro Italia, che a rigore dovrebbero anch’essi rendersi disponibili alla lettura simbolica complessiva affinché essa funzioni, ma evidentemente vi sfuggono) non sia qualche significato chiaramente leggibile “nelle cose stesse”, cioé nei fatti, nei luoghi e nella relazione cronologica che li lega, ma piuttosto l’agenda politica e culturale di chi ha costruito – sia pure (vogliamo sperare) in buona fede – una simile correlazione tra eventi. Per quanto è possibile dire stando ad una lettura razionale dei fatti, è la costante intenzione polemica di Socci contro il Papa a far sì che egli legga ogni singolo avvenimento in modo da avvalorare la sua battaglia, e non la realtà a ribellarsi al Pontefice e a gridare contro i suoi errori. Un invito alla prudenza è dunque d’obbligo. Specie perché simili interpretazioni frettolose rischiano nel migliore dei casi di scadere nella retorica vuota e inefficace; e nel peggiore – qualora si voglia vedere negli eventi non solo una lettura simbolica umana, ma anche un messaggio divino – di strumentalizzare Dio per gli scopi particolari del singolo individuo; cosa che per un cristiano è molto più grave del cadere in una fallacia logica o di fare della cattiva retorica.

 

 

E quanto alla mancata consacrazione dell’Italia alla Madonna, sottintendendo che sarebbe una cura certa a simili tragedie ci si espone anche al rischio di destare scandalo in tutti quei fedeli che, avendo prestato fede ad un simile ingenuo “automatismo della preghiera”, sarebbero certamente scossi da un eventuale protrarsi dei sismi e di altri cataclismi naturali anche a consacrazione avvenuta. La quale avrebbe, dopotutto, un qualche significato come semplice gesto dei vertici della Chiesa, se non scaturisse da un autentico movimento interiore dei fedeli e da un rinnovamento della cultura e dei valori delle masse in senso più autenticamente umano e cristiano, di cui allo stato attuale delle cose non si intravedono neppure le avvisaglie?

 

 


 

 

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