Il Vangelo della Pentecoste
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti;16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, […]
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi.26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Le letture della Pentecoste
La liturgia di Pentecoste è la domenica che chiude il ciclo pasquale e celebra il dono dello Spirito Santo con un duplice racconto, la narrazione di Luca e quella di Giovanni.
La Pentecoste di Luca è presentata nella prima lettura, tratta dal capitolo 2 degli Atti degli Apostoli, in cui vi è un chiaro accostamento tra la teofania del cenacolo e quella veterotestamentaria del Sinai.
Già i profeti Geremia ed Ezechiele avevano annunziato il superamento e il perfezionamento dell’alleanza sinaitica: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Ez 36,26-27).
La Pentecoste è dunque l’immagine del nuovo Sinai in cui è celebrata la nuova alleanza che adesso coinvolge il cuore stesso degli uomini che, «furono pieni di Spirito Santo» e cominciarono a parlare in altre lingue. Tale segno è per Luca il superamento di Babele, simbolo dell’orgoglio umano, dove le lingue umane si erano separate: a Gerusalemme, nuovo Sinai, ora lo Spirito unifica e armonizza le diverse lingue e culture.
Il dono dello spirito
Il racconto del vangelo di Giovanni fa parte dei discorsi dell’Ultima Cena dove, per ben cinque volte, Gesù promette ai suoi discepoli il dono dello Spirito, un altro Consolatore, preparandoli in questo modo agli eventi di passione che sta per affrontare.
Lo Spirito insegnerà ai discepoli e ricorderà ciò che Gesù ha insegnato e realizzato, aiutandoli a unire fedeltà alle origini e rinnovamento. Lo Spirito Santo permetterà alla comunità di comprendere pienamente l’insegnamento di Gesù alla luce della comunione divina, perché un’autentica fedeltà richiede l’approfondimento e l’attualizzazione.
Una guida nella mutevolezza degli eventi
È una fedeltà che si rinnova adattandosi ai problemi e alle diverse realtà che via via nella storia la comunità deve affrontare. L’insegnamento dello Spirito è un «guidare nella pienezza della verità», per giungere a una conoscenza personale di Gesù.
Lo Spirito ci introduce nella vita stessa di Cristo, una vita di comunione che ci permette di uscire da noi stessi e di aprirci agli altri. Questa vita che include l’altro si realizza solo in Cristo stesso, in cui siamo innestati nel sacramento dell’iniziazione cristiana mediante lo Spirito.
Spirito e testimonianza
L’altro compito dello Spirito è la testimonianza: lo Spirito mostra al discepolo che le argomentazioni della logica del mondo contro Gesù sono inconsistenti e anche se il mondo sembra prevalere, la verità tutta intera è Cristo, non il mondo.
Se davanti alle persecuzioni e al rifiuto i discepoli sono esposti al dubbio e allo scoraggiamento, lo Spirito agisce sul cuore dei discepoli confortandoli, rassicurandoli e suscitando in loro l’ardore della testimonianza: «anche voi date testimonianza» (Gv 15,27).
L’accoglienza del discepolo costituisce dunque un passaggio fondamentale che implica l’amore a Gesù, l’ascolto della sua parola e l’osservanza dei suoi comandamenti. Senza questi tre elementi non vi è alcun spazio per ricevere il dono dello Spirito.
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