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Le poesie di Testori

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Quest’anno Arnaldo Mondadori pubblica la prima edizione Oscar Poesia del Novecento di Giovanni Testori.  Il volume nella prima parte  offre una selezione di poesie che Testori diede alle stampe in vita.  Nella seconda parte, intitolata “dalle carte ritrovate”, si trova una selezione di testi inediti: produzione poetica che va dal 1965 al 1994.  Il libro è a cura di Davide Rondoni e contiene la Bibliografia ragionata dell’opera da parte di Fulvio Panzeri.

 

Testori nasce a Novate Milanese nel 1923.  Si laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, con la tesi “La forma della pittura moderna”.  Scrive testi teatrali, collabora nella rivista “Paragone”, diretta dal critico d’arte Roberto Longhi.  Nel 1958 pubblica per Feltrinelli, la raccolta di racconti “Il ponte della Ghisolfa” che apre il ciclo “I segreti di Milano”.(Quest’anno – 2012 la casa editrice Feltrinelli pubblica il volume I segreti di Milano nella collana economica  “Le comete”).  Testori si dedica anche alla pittura.  Pubblica articoli etico-morali sul “Corriere della Sera” e nello stesso giornale dal 1977 è responsabile della pagina artistica.  Muore a Milano nel 1993.

“Forse perché ci troviamo in tempi di crisi, forse perché si sente il bisogno del recupero della tradizione” quest’anno due nuove edizioni di due volumi di Testori vengono pubblicati rispettivamente dalle due maggiori case editrici italiane: La Feltrinelli e la Mondadori.

Mi soffermo  ad esaminare alcune Pesie 1965-1993.  Il volume contiene versi da I Trionfi, da Crocifissione, da Connversazione con la Morte, da Ossa Mea,  da Nel tuo Sangue da Conversazione a Maria, per menzionare le raccolte più note. Testori inizia la sua produzione poetica nel 1965 con I Trionfi.  In essi c’è una parola che ricorre in quasi tutte le pagine  “sangue”: “S’alza così la luce\ oltre la vita,\ nella sera di sangue” (pp.82-83).  “Crepita il sangue\ nella pioggia serena;\ la luce ora è qui…\ chi abdica alla catastrofe del sangue\ abdica alla sua sola luce;” (p. 79) Nella raccolta “Nel Tuo Sangue” del 1973.  Testori parlando di Maria ai piedi della croce scrive: “Ha raccolto l’ultima goccia\ del sangue di Te,\ l’ha portata alle labbra, \ l’ha tenuta nella sua giovane bocca, \ l’ha ingoiata, mangiata.\ E stata la comunione unica, \ vera.\ La Tua chiesa non l’ha vista:\ non c’era” (p. 159) E ancora nella stessa raccolta: “Se il sangue è il Tuo segno,\ la morte è il Tuo regno\…Dovevi essere il Dio vero, \ il Dio liberante e liberatore.\ Sei diventato il Dio schiavo,\ il Dio amante…Il sangue che scende da Te\ versalo su di me”\ (pp. 164’165).  Testori ha espresso in “maniera dicotomatica” il suo sentire cristiano, cela e palesa al tempo stesso una religiosità vissuta con tensione tragica, fatta di dubbi,  di pentimenti.  La sua poesia, caratterizzata da tematiche vissute alla luce della religione, risente dell’ambivalenza, della dialettica fra sensi e teologia, fra spirito e materia, tra amore-via e dolore-morte.

 I critici hanno trovato difficoltà a catalogare l’opera di Testori ad un periodo e ad affiancarlo a qualche altro autore.  La sua opera è un agglomerato di parole antiche ed accenti postfuturisti.  “Non si capisce Testori e  i suoi bilanciamenti…o le sue oscillazioni, se non lo si legge in croce…Croce dell’essere nati e del morire, dell’essere carne e cuore” (p.XII).

In Ossa Mea, scritto allo stile dei profeti:”Io (Giovanni)figlio di Lina ed Edoardo, confesso di essere un verme, un peccatore che sente il bisogno di prostrarsi ai piedi della Croce come Maria Maddalena e chiedere perdono al Signore” –  Dio interviene nella vita del poeta come una forza che lo incita a non soffermarsi  nel passato ma di agire nel presente, a sopportare le sofferenze e i travagli del Suo amore.  Con meraviglia del poeta che è attratto dalla bellezza della natura invece che della povertà di Cristo crocifisso, l’amante sofferente gli si avvicina e lo incoraggia a condividire il pane con gli affamati e il suo tempo con coloro che hanno bisogno del suo amore.  Cristo cade durante il cammino del Calvario per i Suoi figli che lo crocifiggono con i loro peccati di lussuria, desideri di grandezza.  Il poeta anche se non si sente degno di essere profeta di Cristo abbraccia la sua missione e grida al mondo che Dio sarà vittorioso.

La poesia di Testori appare molto raffinata: supera gli schemi tradizionali ed usa un linguaggio semplice che lacera, scandalizza e provoca.  I semplici dialoghi tra il coro e Maria in Interrogatorio a Maria  hanno la forza di coinvolgere il lettore che prova nuove vie per liberare un mondo che sembra caduto nel caos: “muore in ogni vita cui nata\ di vivere non permettete,\ la fame, la miseria,\ l’arsura della sete, la non casa\…Muore nei giovani traditi,\nei  giovani accecati,\nei dannati all’eccidia, alla demenza\ per vostra improvvidenza\ o per guadagno di forza e di potere\…Muore nel dolore d’una sola, giusta, difficile, santissima uguaglianza.  Figli, fratelli e voi, sorelle,\ guardate:…è piccolo ed immenso; è carne ed ostia;\…è presente, passato.\…Vi guarda;\ è i vostri stessi occhi, \ i vostri stessi gesti è…”(pp207-216) .  L’Interrogatorio a Maria viene rappresentato per la prima volta a Milano nel 1979. Da quell’anno il dialogo ha luogo in molte altre città d’Italia.  Nel 1980  viene recitato a Castel Gandolfo alla presenza dello stesso autore e del Papa Giovanni Paolo II.

Testori, Giovanni, Poesie 1965-1993 (Edizione Mondadori,  2012 – pp. 404 – 15.00 Euro)

                                                                            Michela Montante {jcomments on}

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