Il 29 giugno 1974 Cataldo Naro, compianto arcivescovo di Monreale, veniva ordinato presbitero nella cattedrale di Caltanissetta. Era nato il 6 gennaio 1951 a San Cataldo, popolosa cittadina centrosicula, dove ora – presso la chiesa madrice – la sua tomba è meta di silenziosi ma insistenti pellegrinaggi individuali e comunitari. Se non fosse morto, improvvisamente, a 55 anni, il 29 settembre 2006, avrebbe ora festeggiato il suo giubileo “sacerdotale”: cinquant’anni di servizio pastorale, trascorsi in gran parte nel nascondimento della sua diocesi di origine se non fosse stato per la fitta rete di contatti, di amicizie, di collaborazioni, che in realtà lo esposero spessissimo all’attenzione e all’apprezzamento di tanti nella Chiesa italiana, ben al di là degli striminziti confini del Nisseno, fino al 14 dicembre 2002, giorno della sua consacrazione episcopale e della sua immissione alla guida dell’arcidiocesi monrealese.
Formatosi presso il seminario diocesano nisseno, completò gli studi teologici nella Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli (sezione San Luigi, diretta a Posillipo dai gesuiti) e quelli storici presso l’Università Gregoriana a Roma con una tesi diretta da Giacomo Martina. A Caltanissetta fu direttore dell’Archivio Storico Diocesano e preside dell’Istituto Teologico «Mons. Guttadauro», presso cui fu pure docente di storia della Chiesa, mentre – contestualmente – insegnava anche a Palermo nella Facoltà Teologica di Sicilia. Di questa fu prima vicepreside e poi preside dal 1996 al 2002. Nel 1983 fu tra i fondatori del Centro Studi Cammarata di San Cataldo, che diresse per quasi vent’anni. Dal 1997 al 2002 fu consulente del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei. Dal 1998 al 2004 fu membro del consiglio d’amministrazione di «Avvenire». Negli anni dell’episcopato fu, a livello regionale, il delegato della Cesi per l’Educazione cattolica, la cultura, la scuola e l’università; inoltre, a livello nazionale, fu presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali e vicepresidente del Comitato preparatorio del IV Convegno ecclesiale nazionale tenutosi a Verona. Numerose le sue pubblicazioni – libri, saggi, articoli in dizionari storici e in riviste specializzate – sul cristianesimo siciliano, sulla storia della spiritualità in epoca moderna e contemporanea e su altri aspetti della storia della Chiesa italiana, come pure su varie problematiche socio-religiose.
Ben al di là di queste mie semplici annotazioni, la sua biografia è raccontata dagli studiosi e dai testimoni che ne hanno voluto illustrare le sporgenze più significative e ne hanno voluto trasmettere gli insegnamenti più importanti. Chi qui scrive, pensa – tanto per fare un esempio – a Lo sguardo dell’aquila, biografia scritta da don Vincenzo Sorce per i tipi dell’editrice San Paolo, suo carissimo amico, alacre missionario di carità in Sicilia, in Brasile, in Africa, anche lui da qualche anno nell’abbraccio eterno del Signore. Ma pensa pure alla voce dedicata a Naro nel Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia nei secc. XIX e XX, redatta da Calogero Caltagirone. E pensa soprattutto ai numerosi volumi che il Centro Studi Cammarata, fondato nei primissimi anni ottanta del Novecento proprio da Cataldo Naro, ha pubblicato negli anni successivi alla sua morte per riproporne gli scritti spirituali non meno che quelli di contenuto scientifico, essendo egli stato anche uno storico di professione, acuto studioso delle vicende del movimento cattolico otto-novecentesco investigato nelle sue varie configurazioni politico-partitiche, socio-economiche e religioso-culturali. E, altresì, lucido interprete del vissuto credente di tantissime personalità spirituali italiane e siciliane, nonché dei modelli di vita presbiterale e di prassi pastorale che si possono registrare in Sicilia durante i secoli dell’epoca moderna e contemporanea.
I suoi studi, condotti avanti in un più che trentennale arco temporale, di fatto lo aiutarono moltissimo a capire i limiti della prassi pastorale e del vissuto ecclesiale delle diocesi siciliane negli anni del postconcilio e a proporne il superamento tramite un coraggioso trasporto innovatore, improntato a una concezione sinodale della vita della Chiesa e delle diocesi. Egli fu, effettivamente, un pastore la cui azione era sostenuta dal pensiero credente e dal discernimento spirituale. E, al contempo, fu uno studioso le cui fatiche intellettuali e le cui intraprese culturali erano ispirate e motivate dall’attenzione verso la tenuta del cristianesimo a fronte delle odierne metamorfosi sociali, culturali e religiose, e dalla preoccupazione per la vita delle comunità ecclesiali, ormai sempre più svigorite da un progressivo processo di secolarizzazione non solo esterna ma anche endogena al mondo cattolico stesso.
L’antidoto proposto da Naro era la conversione pastorale, da vivere con profondità spirituale, con chiaroveggenza intellettuale e con slancio missionario. Questo impegno triplicemente articolato caratterizzò il suo intero ministero presbiterale e il suo generoso servizio pastorale negli anni – purtroppo troppo brevi – del suo episcopato.
Ammirato e commosso
Mi piace striminziti confini del Nisseno
Bel ricordo di un grande personaggio come Mons. Cataldo Naro
Io non ho avuto la possibilità di conoscerlo, ma ne ho sentito parlare tanto e bene dalle mie consorelle come vescovo di grande cultura e di vescovo Santo.
E poi conoscendo il fratello non ho dubbi.
Grazie Padre Massimo per questi bei ricordi che ci ci ai fatti conoscere di tuo fratello Monsignor Cataldo Naro di cui ricorre oggi il cinquantesimo anniversario 🙏🙏🙏🙏🙏
Mi incantavano il Suo parlare e il Suo scrivere che mettevano insieme trasparenza di stile e ricchezza – profondità – ampiezza – sapienza dei contenuti…
E mi incantava l’assoluta semplicità del Suo relazionarsi e proporsi.