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Verso il IV Forum di Etica Civile – Intervista a Simone Morandini

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Il prossimo 18 e 19 novembre si svolgerà a Palermo (presso il Gonzaga Campus sito in via Piersanti Mattarella 38-42) il IV Forum di Etica Civile. Un sogno civile, in un tempo di complessità e crisi è il tema che vedrà riflettere i partecipanti all’iniziativa promossa da una serie di realtà culturali e sociali radicate su tutto il territorio italiano. Negli scorsi anni, il Forum di Etica Civile ha proposto alla società italiana una serie di questioni strettamente connesse allo sviluppo culturale, politico, economico e sociale del nostro Paese. Della tappa siciliana del Forum discutiamo con Simone Morandini. Coordinatore del Forum di Etica Civile e vicedirettore dell’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia, Morandini dirige la rivista “Credere Oggi” ed è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Lanza. Fa parte del gruppo Custodia del creato della CEI e rappresenta l’ATISM nel CATI.

– Professore Morandini, quale sogno civile è possibile nel tempo attuale caratterizzato dalla complessità e dalla perenne crisi?

Certo, la dimensione della crisi ci appare dominante, specie mentre in terra di Israele torna ad esplodere la violenza. Il sogno civile si caratterizza in questa fase soprattutto per la tenacia nel perseguire obiettivi di convivenza possibile, oltre l’emergenza.

L’immagine della città (civis) ricorda proprio che anche tra le differenze convivere è possibile, se ognuno ed ognuna opera attivamente in tal senso. Custodire responsabilmente tale realtà, rafforzandola, nella varietà delle sue dimensioni è operare per un sogno civile. È questa però anche un’istanza esigente, che domanda di superare la cultura del nemico, riconoscendo nella presenza delle alterità una ricchezza e non un dato negativo.

La città vive e prospera se è plurale e dialogante; languisce quando cerca impossibili omogeneità, magari escludendo alcuni/e; muore quando cerca di eliminare o marginalizzare l’una o l’altra delle proprie componenti. È questa una preziosa testimonianza che offre anche in questi giorni il presidente Mattarella, che per i partecipanti al Forum costituisce un riferimento prezioso   

– Il Forum di Etica Civile è giunto a dieci anni di cammino. Quali sono stati gli obiettivi raggiunti e quali le criticità lungo il vostro percorso?

 Dieci anni di cammino sono un tempo lungo ed il Forum è cambiato ed è cresciuto in questi anni; non tutti coloro che erano presenti nelle prime fasi ne sono ancora parte, ma molti altri si sono aggiunti portando contributi preziosi per rafforzarne l’azione. La varietà di soggetti (associazioni, riviste, centri culturali) che ne sono parte garantisce attenzione per una varietà di dimensioni della vita civile. Tra di esse particolarmente importante è la crescita di attenzione per quella intergenerazionale, che è stata al centro del III Forum (Firenze 2019).

In una società che vive un inverno demografico il rapporto tra generazioni rischia di spezzarsi ed è stato essenziale in questi anni il contributo offerto dall’ingresso nel Forum di presenze giovani, stimolanti e vivaci. L’etica civile vive anche di questo costante rinnovamento – di soggetti, di categorie, di analisi del reale. Per questo abbiamo voluto mettere a confronto diverse esperienze di soggettività giovanile nella tavola rotonda del sabato pomeriggio, a valorizzarne l’apporto di novità.

Certo, proprio ripensando a questi dieci anni di cammino, ci accorgiamo anche di quanto distanti siamo dal raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati. Basti pensare alla dimensione ambientale – essenziale per un pensiero civile attento al futuro: in questi anni la crisi climatica si è aggravata e non è certo cresciuta la volontà della comunità internazionale di farsene responsabilmente carico.

Eppure, si fa sempre più chiaro una buona città vive solo in un positivo rapporto con la terra – nella sua dimensione locale così come in quella globale. Il richiamo della Laudate Deum è un invito a guardare in tale direzione e tale sarà pure l’intervento di Grammenos Mastrojeni nel corso del Forum.

– Il tema del dialogo appare come centrale nel programma del IV Forum di Etica Civile. Nella società dell’indifferenza e delle chiusure, quale senso assume la grande questione del dialogo?

Dialogare significa riconoscere nella diversità un valore: ciò che l’altro dice mi interessa e mi interroga. Centrale diviene allora l’esigenza di ascolto – così centrale anche nelle dinamiche sinodali di questi giorni – ma anche la capacità di porsi reciprocamente domande, per giungere a scoprire ciò che può essere condiviso, a costituire uno spazio comune.

L’intervento di Sihem Djebbi ci offrirà spunti importanti in tal senso, ma vorrei anche ricordare che proprio il dialogo è centrale in quella pratica della sinodalità che la Chiesa Cattolica sta riscoprendo come possibilità di rinnovamento e di crescita. Neppure casuale è, d’altra parte, il fatto che avranno ampio spazio nei lavori del Forum i Tavoli, in cui i partecipanti potranno mettere la diversità delle esperienze e delle competenze di cui sono portatori a servizio della riflessione comune. Da là dovrà uscire anche il testo finale – il “patto”, per riprendere il linguaggio dei Forum precedenti – con cui l’evento si concluderà.

– Al centro delle tematiche della tappa siciliana del Forum ci saranno i giovani, il Mediterraneo, la pace fra le culture e le fedi. A partire da quali prospettive discuterete di queste tematiche?

 Sono temi che sono progressivamente emersi nella loro centralità attraverso le diverse tappe preparatorie del Forum (Firenze, Molfetta, Torino). Contesti diversi – per collocazione geografica, come per tessuto socio-culturale – ma che hanno segnalato esigenze comuni.

Il primo dato è l’attenzione per la complessità: i temi accennati possono essere colti solo nella loro mutua relazione, quali componenti di un’unica sfida che ha il futuro stesso come posta in gioco. La pace, ad esempio, può oggi essere declinata solo assieme alla giustizia ed alla cura per la terra, in uno sguardo articolato. La politica va pensata anche nelle caratteristiche singolari che essa viene ad assumere in questa fase contraddistinta dalla presenza determinante dei media digitali, che pongono interrogativi ed opportunità assolutamente inedite.

Guardiamo con preoccupazione particolare al Mediterraneo: esso porta nella sua storia potenti parole di pace e di cooperazione (facile ricordare in questa sede il sogno di La Pira), ma il presente sembra caratterizzato invece dal rafforzarsi di un odio che non sa costruire reciprocità. Islam, ebraismo e cristianesimo devono ritrovare la propria vocazione autentica, di costruttori di pace nella giustizia e nel rispetto per altri, superando la tentazione di cedere alla violenza.

Di particolare significato è allora che il IV Forum si svolga a Palermo, grazie all’ospitalità del Gonzaga Campus ed all’efficace lavoro dell’Istituto di Formazione Politica Perdo Arrupe: una città posta al cuore del Mediterraneo, testimone di storie di dialogo e di convivenza, di impegno per la legalità e contro la mafia. Ascolteremo con viva attenzione le testimonianze circa la sua vita civile che ci saranno offerte nella serata del sabato.   

– L’etica civile quale contributo offre alla disarticolata politica nazionale?

Il rinnovamento della politica costituisce una delle dimensioni chiave del lavoro del Forum e la prima mattinata guarderà proprio in tale direzione. L’etica civile guarda ad una politica alta, che superi la contrapposizione e la delegittimazione dell’altro come stile di occupazione dello spazio pubblico. Guarda ad una politica lungimirante, capace di operare anche per obiettivi di lungo periodo, senza appiattirsi nella pur necessaria gestione delle emergenze.

Abbiamo chiesto a Debora Spini, con la sua esperienza internazionale e col suo radicamento nella cultura protestante, di aiutarci a comprendere quali percorsi e quali prospettive possano aiutarci in tal senso. Per usare una metafora, la sfida è quella di costruire assieme una bella città aperta, in cui la solidità delle mura si accompagni con l’apertura delle porte, per consentire una quotidianità serena ed accogliere chi viene a cercarvi riparo.

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