di Dario Cataldo
Mettere l’uomo a fondamento della società, avendo cura dei suoi problemi, dei suoi disagi, delle sue ansie e le possibili soluzioni. Di questo si parlerà dal 24 al 27 Novembre, in occasione del VI Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, dal titolo “In mezzo alla gente”, in programma a Verona. L’evento è stato presentato ieri presso la Camera dei Deputati; il luogo non è casuale perché proprio sul binomio Chiesa e Politica, si fonda l’asse che può concretamente aiutare l’uomo a risollevarsi dalle difficoltà del nostro tempo.
Il presidente della Fondazione Toniolo, mons. Adriano Vincenzi chiarisce: “Mi sembra che la Chiesa possa avere questo grande ruolo di dire che dobbiamo ascoltare la gente, essere in mezzo alla gente, servire la gente. Perché il rischio è che se non stiamo attenti si pensi che le cose vengano gestite dall’alto e che la gente non conti niente”.
Tra i rappresentanti delle Istituzioni civili, è intervenuto anche l’onorevole Ernesto Preziosi, dell’Associazione 2000, il quale proprio sul tema della politica, sulla sua rivalutazione e sulla distanza che sembra esserci tra gli esponenti del “Palazzo” e la “gente comune”, spiega: “Nell’aula parlamentare abbiamo spesso la sensazione di non raggiungere la gente, di non riuscire a porci in sintonia, in ascolto di tante istanze di coloro che vivono ogni giorno condizioni di difficoltà. Ed è così importante che i credenti, che si dedicano all’impegno politico, siano capaci di riconnettere la politica con la gente”.
Un’amicizia solidale che sconfigga l’egoismo e l’isolamento che il sentimento di repulsione verso il prossimo può generare è l’unico antidoto per combattere l’apatia sociale. Questo si prefigge dunque il prossimo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa.
A chiosa dell’incontro di presentazione, Padre Paolo Benanti, dell’Università Gregoriana, ha posto l’accento sull’allontanamento dei giovani dalle relazioni reali per cercare quelle virtuali, interrogandosi sulle conseguenze di una permanenza così imponente nel cyberspazio. Dichiara il Religioso: “Partendo dalla stessa prospettiva che ha il Papa, cioè guardando alla realtà e cercando di capire cosa significhi questa realtà, partirei dall’idea che sostanzialmente i giovani passano il 95% del loro tempo sul web e il 5% in quelle che potremmo definire relazioni tradizionali. La domanda di fondo – continua Benanti – che pongo a chi ci ascolta è: questo è un tempo che semplicemente non cambia nulla. è solo speso in maniera diversa o è una quantità che dice anche una qualità delle relazioni? Allora la comprensione di come la qualità delle relazioni cambia, può cambiare e di come cambia il modo di capire o di come può cambiare anche il modo di vivere la cittadinanza è oggi una domanda chiave, che interpella soprattutto anche la dottrina sociale della chiesa, alla luce di quella chiamata dei cristiani a fare della città un’immagine della città di Dio”. Una sfida delicata, specie se riguarda le nuove generazioni, sempre più distanti dalle relazioni di lunga durata per cercare la gioia dell’effimero, del piacere di breve durata, fine a se stesso.
Nella tre giorni del Festival, sarà dato spazio anche al tema dell’incontro rispettoso con la diversità culturale e religiosa “come momento importante per la definizione della propria identità”. Il rispetto del prossimo è un elemento fondante del messaggio evangelico. Ricercare il volto di Dio nel fratello vicino o lontano, amico o estraneo è una missione che ogni cristiano è chiamato a compiere. A cascata, segue il rispetto della tradizione che sta dietro il nostro interlocutore. L’etnia, la diversa concezione del sacro, le diverse opinioni sui massimi sistemi della vita, non devono essere un deterrente al dialogo; l’alterità non deve produrre chiusura.
Ecco che lo scopo dell’incontro di Verona del prossimo Novembre, vuole raggiungere un traguardo ambito: attenuare le distanze in nome di una ecumenica e vicendevole collaborazione.
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